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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 15, Gruppo II. - Matiere tessili. - Piante oleifere. Gruppo IV. - Olii commestibili

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GRUPPO IV. 
che 1’eocellenza dell’oüo dellaToscana e anche deH’Umbria e delle Marche , 
contrade che sono molto innanzi in questa industria, senz’ aver rag- 
giunto perö il grado di perfezione della prima, non sia d’ attribuire 
a una rivoluzione estemporanea di sistema, a nuove macchine miracO' 
lose sostituite alle vecchie macchine, a nuovi sistemi di filtri, che anzi in To 
scana non si fa quasi alcun uso di filtri. Abbiamo osservato inveee come 
l’ottima produzione non sia che il risultato di un lavoro lungo, lento e 
graduale di perfezionamento degli antichi usi, un lavoro al quäle ogni 
generazione ha partecipato piü o meno efficacemente, piü o meno larga- 
mente, un lavoro completo, e tutto diretto a uno scopo solo, un lavoro che 
principia dal giorno che l’albero si pianta, e termina al giorno in cui 
l’olio si estrae dal frutto coi mezzi piü semplici, suggeriti dalla pratica 
e dal senso comune. Certo che i contadini di Toscana per fare il buon olio 
non sono andati mica a consultare il trattato del Caruso (*), ne quello 
del Taranti < 2 ). I proprietarii illuminati ne hanno dato l’esempio, clT e 
stato seguito. 
C’e poi un’altra ragione, tutta speeiale, per cui la Toscana ha 
raggiunto nella fahbricazäone dell’ olio una meravigliosa perfettibilitä, 
una ragione tutta speeiale dico, da non doversi confondere con le altre, che 
sono di minore importanza o per dir meglio sono conseguenza di essa. 
Se in Toscana le olive si raccolgono con le mani in uno stato di matu- 
ritä non eccessivo; se si possono tenere distese in luoghi spaziosi e ventilati 
nei due o tre giorni che precedono 1’ infrangimento; se durante tutto 
il processo di estrazione si ha di tutti gli ordegni la piü scrupolosa cura 
e si tengono in uno stato di nettezza, che non ha-pari; se inline si puö 
avere dell’albero una cura gelosa, e curarlo secondo la qualita del terreno 
in cui e piantato, e secondo la natura del frutto che produce; se infine 
l’ottima produzione non e che il risultato di un lavoro eosi minuto e preciso, 
questo lavoro in tanto e possibile in quanto risponde a un sistema colo- 
nico, o a una condizione colonica distinta, che non e comune al resto 
dell’ Italia. In Toscana c’ e la piccola produzione olearia, e la piccola 
produzione fa la qualita buona non solo dell’olio, ma di ogni prodotto 
dell’agricoltura. La piccola produzione e una conseguenza del sistema 
colonieo, che da secoli e in vigore in quella regione, il sistema della 
mezzadria che fa il contadino non salariato, ma socio del padrone; e il 
sistema della media Italia. C’e dunque interesse eguale da una parte e 
dalTaltra a fare il buon prodotto, e il padrone e il contadino sono eguali 
cooperatori di produzione con la stessa fede e lo stesso interesse. Il barone 
Rieasoli dichiarö nella sua scheda di espositore che i coloni della sua 
fattoria di Brolio coltivano le piante, colgono il frutto e lo portano nei 
locali destinati all’ infrangimento delle ulive e alla estrazione dell’ olio. 
(1) Trattalo sulla coltivazione degli olivi e la manifaltura dell’olio del prof. Girolamo Caruso, Palermo 1870. 
(2) Traltalo leorico pratico coinplelo deU’olivo. Firenze 1810.
	            		
OLII COMMESTIBILI. 119 Questi locali appartengono al proprietario, il quäle li fornisce delle macine destinate all’infrangimento e dei torchi per l’estrazione dell’olio, che si divide a metä fra il proprietario e il contadino. E il sistenia di tutta la Toscana, le cui Campagne sono popolate di ville e fattorie, le quali rac- colgono tutta la popolazione rurale nell’estä e nel verno. E in quelle ville e in quelle fattorie rieche di spazio, di fabbriche, di strumenti da lavoro, di macchine e di ordegni d’ogni natura che si fa l’olio e si fa il vino, che vi restano fino al momento della vendita. Quanta difTerenza fra la Toscana e le provincie meridionali dove, come diro meglio innanzi, i contadini vivono nell abitato e sono nell’abitato frantoi, strettoi per l’olio, cantine e depositi; nelle provincie meridionali, le cui Campagne non hanno fattorie o ville, e appena qualche fabbrica diruta e meschina. In Toscana, neH’Umbria e nelle Marche c’e dunque la piccola pro- duzione olearia. I grandi produttori d’olio della Toscana, deH’Umbria e delle Marche non producono dai loro oliveti quanto produce un proprie tario mediocre di Puglia, di Abruzzo o di Sicilia dai suoi. Il barone Ri- casoli produce 250 quintali di olio, il De Gori 180, il sig. Scipione Bor- ghesi di Siena 40, il sig. Albergotti De Giudici di Arezzo per 4000 lire, il conte Alfredo Serristori di Firenze per 9000, i fratelli Conti di Siena per 3500, il sig. Yincenzo Mingori, che ha la sua fattoria a Collodi presso Pescia 500 quintali. Il Mingori sarebbe il piü ricco produttore di olio della Toscana fra quelli che concorsero all Esposizione naturalmente, pei che non potrei affermare nulla degli altri. Il conte Graziani di Civitanova (Marche), al cui olio eceellente demmo la medaglia del progresso, produce non piü di cento ettolitri all’anno; i fratelli Pianciani di Foligno per 25,000 lire, il conte Baglioni di Perugia per 8000, il sig. Doni di Macerata per 8000, la contessa Teodolinda Cesarei di Perugia per 4000. Tutte le altre di- chiarazioni di espositori Toscani, Umbri e Marchigiani confermano pre- cisamente il futto della piccola produzione e del sistema colonico in uso in quelle contrade. Parlando degli olii toscani ho fatto un cenno degli olii dell’Umbria e delle Marche. Gli olii migliori dell’Umbria sono prodolti in quella regione, che corre da Perugia al lago Trasimeno sino al confine delle provincie di Arezzo e di Siena. Sono olii buoni; alcuni anzi non dissimili dai migliori dell’agro pisano, lucchese e aretino, rna generalmente non hanno ancora la purezza e la fragranza dell’olio toscano. Sono piü grassi, etTetto del suolo, della natura del frutto e forse anche di trascuratezza nella fab- bricazione. In alcuni luoghi dell’Umbria, per esempio, e ancora vivo il sistema di tenere per molto tempo ammonticchiate le olive dopo colte. fc un uso che va scomparendo, ch’e in gran parte scomparso, ma che ancora e vivo segnatamente nel territorio di Assisi. Rammenterö fra i migliori quelli della contessa Cesarei, del principe
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