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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo, Gruppo XXVI: Educazione, istruzione e cultura. [Gruppo] XV. - Istrumenti musicali

GRUPPO XXVI. 
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gressiva e continua esperienza; e le mostre internazionali diventano un confuso 
ammnsso di oggetti, se non vi si mandano soli quelli i quali dal paragone 
cogli altri consimili sono apparsi di poter prodarre sotto qualche rispetto un 
ph'i compiuto e pronto profilto. 
Un instituto cositTatto e anche il solo mezzo, perche quegli i quali in eia- 
scun paese attendono con amore e cura all’istruzione pubblica, possano ap- 
plicare i loro ingegni a portarne i metodi cd i mezzi piü in lä del punto a 
cui sono giunti, anziche affaticarsi a inventare di nuovo ciö che e stato giä 
inventato o scartato altrove. Di questi inutili sforzi 1’ esposizione italiana 
dava piü d’ un segno. 
Di piü, solo con un instituto siffatto si puö riuscire a dare un eflicace sug- 
gerimento a’Comuni, alle Provincie, al Governo stesso per la scelta delle 
piante, della mobilia, dei mezzi d’insegnamento delle scuole, che la legge com- 
mette ad essi rispettivamente. La grande ingerenza, che la legge nostra accorda 
a’ Comuni nella scuola primaria, rende questa sorte di suggerimenti assai ne- 
eessaria presso di noi. Basta entrare in parecchie delle scuole appartenenti ai 
comuni, piü meritevoli di elogio per la cura e la spesa che mettono in esse, 
per convincersi, come tutto ciü, che oggi in una scuola e oggetto di molti 
studii e ricerche per rispetto a’modi in cui dev’esser fatto, costruito, appa- 
recchiato, e presso di noi o fissato senza veruna speciale eompetenza, o scelto 
a caso e come se non desse luogo a dubbio di sorte, ovvero col consiglio 
del librajo il piü vicino o del legnajuolo abituale di casa. Non sono queste 
le vie per le quali si riuscirä a fornire le nostre scuole dei migliori e piü 
approvati mezzi, e colla minore spesa possibile. Poiche lo Spender poco non 
e ineno necessario dello Spender bene, quando l’istruzione dev’esser tanto 
estesa, anzi accomunata in un certo limite a tutti. 
Quest’istituto potrebb’essere chiamato Museo d’istruzione e d’educazione; 
e dove si mettesse a dirigerlo un uomo, che desse fiducia di volervi porre 
tutto il suo tempo, e ne fosse retribuito abbastanza si da non essere costi’etto 
a sviarsi in troppe altre cose, e godesse giä di molta e sicura riputazione, la 
spesa non sarebbe soverchia; poiche di oggelti ne verrebbero moltissimi in 
dono, e, quanto allo studiarli, il direttore stesso potrebbe, per i varj uffici 
che deve compiere 1’ instituto suo, circondarsi di persone speciali, alle quali 
assegnerebbe indennitü apposite per i lavori che commettesse a ciascuno. 
Se io devo dire tutto l’animo mio, io credo che un instituto siffatto, stret 
tamente connesso col Ministero di Pubblica Istruzione, dovrebbe cambiare in 
alcune parti 1’organizzazione di questo. Il direttore del Museo dovrebbe di- 
ventare 1’ ispettore generale dell’ istruzione primaria e secondaria del regno, 
o invece, dovrebbero essere i due suoi principali ufficiali un ispettore per 
ciascuna di queste specie d’istruzioni; e sotto di esso riordinarsi tutta l’ispe- 
zione delle diverse scuole, cosi miseramente sciupata e disciolta da tanti anni. 
Ne ciö basterebbe, al parer mio. Il Museo dovrebbe diventare 1’ iniziatore di 
conferenze e congressi tra professori e maestri, non perche tutti e ogni anno 
si dovessero raccogliere nelle sue sale, ma perche nessuna rcgione ne rima- 
nesse priva, in un certo intervallo di tempo, e a ciascuna arrivasse la luce 
dell’ universale esperienza. Il Museo dovrebbe essere il centro, a cui si riferis-
	        
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