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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 2: Esposizione temporaria degli animali bovini, ecc. Esposizione cavallina

ESPOSIZIONE TEMPORAMA PEGLI ANIMALI. 41 
attitudini di questi nostri animali, che sono tutt’affatto confacenti ai modi ed 
ai mezzi di allevamento. Nessuna razza di pecore che non fosse cosi rustica 
e fornita di membra robuste potrebbe utilizzare i pascoli i piü aspri e deserti 
dellc sommitä delle Alpi, e rimanere senza ricovero per piü mesi fin presso 
i ghiacciai, come avviene della razza bergamasca; che deve ritenersi perciö 
la vera pecora delle Alpi, lo stesso si puö dire delle altre due razze, pie- 
montese e padovana, che sono una Ieggera modificazione della prima. 
Parimente le condizioni dei pascoli del mezzodi diflieilmente sarebbero 
sopportate con buona riuscita da un animale che fosse piü esigente della 
pecora pugliese, o della piccola razza leccese. Era poi a deplorarsi che non 
fosse rappresentata all’ esposizione la migliore delle nostre razze indigene da 
lana, la pecora Sopravissana della Campagna di Roma. 
II Giuri fu per altro bene impressionato dalle ragioni che militano in 
favore di queste nostre razze, e concesse loro corrispondenti distinzioni e 
premi. 
Criteri sull’ allevammio della pecora in Italia. 
Importa ora di riassumere quel qualunque insegnamento che per noi ri- 
sulta dall’osservazione di quanto si e fatto e si va facendo altrove rapporto 
a questa industria degli ovini. 
La quistione da noi aceennata sull’allevamento della pecora non fu per 
anco agitata dagli agricoltori italiani; prima perche fra noi la pastorizia de 
gli ovini non ha aneora assunte le forme di una coltivazione intensiva, di un 
annesso e connesso all’azienda agraria, come avvenne altrove; che anzi per 
contrario questa pastorizia viene da molti considerata come nemica all’agri- 
coltura, e la pecora respinta come un animale tanto piü nocevole, quanto piü 
i campi sono ben coltivati: esempio, la Lombardia. 
Secondariamente il bisogno d’una riforma della pastorizia non s’e fatto 
sentire in Italia perche qui non sono per anco ricercate dal consumo le carni 
degli ovini, ma vengono invece considerate generalmente come di qualitä in 
feriore e come tali pagate a prezzi infimi; e doveva essere cosi dal momento 
che non si offrono al consumo dei macelli se non le carni insipide degli 
agnelli, e le carni non certo gradite di animali vecchi. In terzo luogo abbiamo 
in Italia tuttora sui versanti dei monti e nelle pianure che stendonsi a mare 
delle vaste cstensioni tolte al dominio dell’agricoltura che non si possono al- 
trimenti utilizzare se non col pascolo degli armenti che alternano le stazioni 
ed aseendono d’estate sulla vetta delle montagne, per discendere d’ inverno 
nelle piane, con quel sistema per eui la pastorizia dicesi transumante o Irans- 
terminante. 
Ora con questa forma o necessitä principale della pastorizia riesce presso- 
che impossibile di attendere all’allevamento di animali da carne, non essendo 
ne la vastitä e la scarsezza dei pascoli, ne T inclemenza del clima, ne il bi 
sogno di viaggiare confacenti a codesta produzione. 
Pur tuttavia la crescente ricerca degli animali da macello su tutti i mer-
	        
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