ESPOSIZIONE CAVALLINA.
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bile alcun progresso, e che sul numerp dei cavalli che nascono e minima la
proporzione di quelli che a cinque anni rendono proficuo servizio.
Rammenterö e ripeterö qui ciö che in un altro mio scritto riportava delle
opinioni del piü distinto allevatore della Germania, il signor De Knobelsdorf,
cioe: «non essere utili, ne buone le grandi razze; si deve invece propagare
e proteggere il piccolo allevamento, perche cosi tutto il paese, senza aceor-
gersene e senza sagrifizj, giunge a possedere una grande razza come il York-
shire in Inghilterra. »
E forza, anzitutto, di stabilire che 1’ Italia ha ineluttabile necessitä di
portare almeno ad un 1,000,000 la sua popolazione cayallina, la quäle oggi
non arriva a 500,000 capi.
In Italia si puö e si deve generalizzare I’allevamento sparso del cavallo
come in Inghilterra, nel Belgio ed in Francia, cioe I’allevamento Stallino, ed
e assioma oramai incontestato che si puö allevare ovunque il cavallo di
puro o mezzo sangue, il cavallo pesante o Jeggiero; soltanto e questione di
mantenimento adatto, di custodia diligente, di incroci ragionati.
Certamente 1’allevamento stabulario costa assai piü del selvaggio o semi-
selvaggio, ma con quello si alleva qualunque tipo, si ottiene domesticitä,
maggiore sviluppo, resistenza e lavoro produttivo a quattro anni.
Se poi alle mandrie non si da per cibo che quello che possono da se
procacciarsi, e peggio ancora ove si collochino in pascoli magri, sarä indi-
spensabile di lasciarle vagare in vasta estensione di terreno ed il risultato di
un tale allevamento sarä sempre infelice.
Se poi si abbandonasse loro della buona terra, il sistema peccherebbe
evidentemente dal lato economico, poiche e provato che due ettari di buona
terra mantengono perfettamente un cavallo alla stalla, mentre a pascolo
quattro non sarebbero sufficienfi.
La questione dei locali e dei reeinti ove i puledri stiano al coperto o
prendano aria, e risolto coll’allevamento sparso, specialmente in Italia, per
la mitezza del clima e per la suddivisione della proprietä.
Se non si sapesse che non di rado le veritä le piü ovvie tardano lungo
tempo ad essere vedute dalle moltitudini, si sarebbe sorpresi nel constatare
in quali esigue proporzioni sia praticato in Italia 1’allevamento sparso. E spe-
rabile che ciö non duri a lungo e che cessi questa inesplicabile ritrosia. Non
si puö obbligare alcun proprietario ad allevare dei cavalli, ma allorquando
vi saranno dei premj rilevanti per le esposizioni e per le corse, noi vedremo
che i campagnoli preferiranno tenere una cavalla invece di un cavallo, che
alcuni di quelli incominceranno a studiare il modo di rendere utile il cavallo
pel lavoro dei campi, ed il ricco possidente, per ragioni spiegabilissime
d’interesse e di amor proprio, ritornerä a produrre cavalli, ma con sistemi
molto diversi da quelli che prima praticava, dei quali non pote essere che
mediocremente contento.
Non e che creando sopra grande scala il cavallo di lusso che noi pos-
siamo sperare di avere in paese molti e buoni cavalli per l’esercito : quindi
il Governo deve essere disposto a dare il buon esempio, e ad incoraggiare
1’ importazione di riproduttori e riproduttriei di sangue generoso.