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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 3, Gruppo V. Sez. D - Seta e tessuti di seta

GRUPPO V - SEZIONE 1). 
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menzajo di gelsi nel suo parco di Vigevano, d’ onde si sarebbero diflusi per 
la Lombardia, e lo Sforza stesso avrebbe derivato dai gelsi il sopranome di 
Moro. 
Sotto la dominazione di Francesco Sforza Milano contava moltissimi telai 
da seta, ed era quest’ arte protetta e sostenuta, non solamente con premi, 
doti, pcnsioni ed esenzioni, ma eziandio col disconoscere il diritto di pro- 
prietä, obbligando per legge il vicino a vendere la propria casa al fabbri- 
cante Stoffe di seta, ove per 1’estensione dell’industriale lavoro di esse 
abbisognasse. 
Nel volgere di quel tempo, Firenze contava 84 grandi fabbriche di seterie, 
che davano lavoro a 20,000 operaj; e pereiö allora i Fiorentini tenevano il 
primato in tutta Europa pei drappi serici e pei broccati a campo d’ oro e 
d’argento, che mandavano in Francia, in Spagna e nel Levante; — e mentre 
a Venezia le Stoffe di seta procaeeiavano un reddito annuo di 500,000 ducati 
con una esportazione ampissima, favoreggiata da :una impareggiabile marineria, 
Genova dall’ esportazione dei- propri velluti e damaschi traeva 4 milioni e 
niezzo di lire all’ anno. 
A Milano del pari il setificio assunse in quel tempo un notevole incre- 
mento, talche 4,000 operai trovavansi occupati in quest’ industria, la cui im- 
portanza si accrebbe in seguito all’immigrazione dei Lucchesi, avvenuta dopo 
che quella cittä fu presa da Castruccio. — Nel 1580 si esportava da Milano 
e dal suo Stato per tre milioni di libbre in seterie, senza contare il eonsumo 
interno. 
In quei tempi venne introdotto anche in Como I’ allevamento del baco da 
seta. — Secondo il cronista Muralto, allora le Campagne di questa provincia 
davano immagine di una selva di gelsi. Un Pietro Boldone, cittadino comasco, 
iniziö in questo paese l’arte della seta. — Fu esso il primo nel 1510 a pian- 
tare un molino per torcerla; e nel 1554 quella cittä concesse un premio di 
L. 400 a Pagano Merino per aver promosso la manifattura dei drappi serici 
Ultimi a por mano a questa ricca industria furono i Piemontesi, fra i quali 
la coltivazione del gelso fu iniziata verso il 15(50 per cura di Emanuele 
Filiberto che, per vincere l’ignoranza coli’esempio, la propagö ne’suoi beni 
allodiali. — Verso il 1(581 Vittorio Amedeo II sanci regolamenti per le filande 
e i filatoj, che andarono sempre piü aumentando di numero e d’importanza; 
talche anche in Torino, che contava alcune fabbriche fin dal 4573, 1’industria 
delle seterie pote assumere in breve tempo un invidiabile incremento. 
Ma non durö a lungo tanta prosperitä. Allora I’Italia era ancor padrona 
del commercio d’Europa. Venezia, Genova, Pisa, Firenze, Amalfi, Ancona 
correvano liberamente le acque del Mediterraneo, dominavano l’Oceano ed 
il Baltico. — Tutte le merci delle Indie Orientali e del Levante venivano in 
Europa su navi italiane, le quali riportavano in cambio le nostre manifat- 
ture. — La sola Repubblica di Venezia aveva 11,000 marinai; numero ster- 
minato per quei tempi, in cui la nautica era cosi poco avanzata ed i viaggi 
di lungo corso intieramente sconosciuti. 
Verso il XVI secolo, 1’ industria serica in Italia era talmente florida e 
perfezionata da signoreggiare i principali mercati e rendere quasi tutte le na-
	        
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