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poträ frenarne il corso. — A malincuore eccettuammo Tltalia; perciocche le
scriche manifatture immiserirono in quelle stesse cittä, nelle quali un tempo
prosperavano; e se ora non sono decadute al tutto, non sono perö in floride
condizioni.
A Venezia, che nel Medio Evo tenne il primario commercio della seta tessuta,
del suo antico splendore, or piü non rimane fuorche la memoria. — Altret-
tanto si potrebbe dire di Palermo, di Milano, di Lucca, di Siena, di Firenze
e di Bologna, le quali cittä, dopo avere per molti anni esportate le loro
seterie in tutta Europa, oggi non contano che pochissimi telaj insutlicenti
a prowedere ai bisogni del consumo locale. — Anche in Genova, che fu per
molti anni rinomata per la fabbricazione di velluti di sommo pregio, le ma
nifatture da ormai cinquant’anni sono decadute dalla prosperitä antica, e la
fabbricazione dei velluti esulo quasi dalla Liguria per recarsi in Francia
ed in Germania, dove ha raggiunto un progresso stupendo.
Torino ed i paesi circostanti ebbero pure importanti fabbriche di seterie;
ma la loro attivitä e a di nostri di lunga mano scemata. Nei contorni di
Genova e di Torino attualmente non si trovano in attivitä piü di 2,500 telaj,
dei quali il maggior numero, occupato nella fabbricazione dei velluti , e sparso
nei paesi della riviera orientale di Genova e vi si mantiene, perche favorito
dal buon prezzo della mano d’opcra; vantaggio hastevole a compensare in
parte Tinferioritä dei meccanismi. — Forse un maggior numero complessivo
di telaj si incontrerebbe tuttora nelle fabbriche sparse nelle provincie di
Milano, di Bologna, di Siena, di Roma, di Napoli e di Catania, ma con una
produzione limitatissima e con un carattere puramente locale.
La cittä di Como puö dirsi la sola, che tenga il palladio del Setificio
in Italia, a segno da poter esseime considerata il centro principale — In
quella cittä e provincia battevano nel 1872 circa 6,500 telaj, dai quali trassero
diretto lavoro e sussistenza piü di 10,000 persone, il valore della cui produ
zione estimavasi non inferiore a 18 milioni di lire. — Nelle altre cittä italiane
la manifattura serica si e ristretta ed ha ceduto il passo all’ estera concor-
renza. — Come giä venne accennato, T origine del setificio in Como risale
al 1554. — Da principio lento fu lo svolgimento delT industria serica mani-
fatturiera in Como; esso si mantenne sempre limitatissimo e in condizioni
assai precarie fino al 1714; nel quäl anno, per la convenzione di Radstadt,
sottentrato allo Spagnuolo il dominio Austriaco, fra i Comaschi, relativamente
meno gravati che non fossero antecedentemente, pote largamente svolgersi
il setificio in proporzione lenta ma continuata, per modo che i 60 telaj da
seta che lavoravano in Como nel 4714 ascesero a 209 nel 1760, a 275 nel
1772, a 553 nel 1788, a 651 nel 1790, a 905 nel 1791 e nel 1795 al numero
di 1333. —— L’ invasione francese diede al setificio cotale un crollo, da far
discendere i telaj battenti a 375: dal quäl numero i lavori serici non pote-
rono risorgere all’importanza del 1795, essendo mancato loro lo spaccio
sulla piazza di Vienna, punto principale cui erano avviati i tessuti prove-
nienti dalle fabbriche di Como. — Poco dopo il ritorno degli Austriaci (1799)
battevano in Como 615 telaj, e tredici mesi dopo, allorche sopravvennero
nuovamente i Francesi, si aveva un attivitä di 575 telaj. — Nei quattro