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fossero visitati per incettare buon seine: ne i fallimenti degli uni e degli ultri
ne eon essi lo spreco di tempo e di capitali, valsero mai ad abbattere il
pertinace e perseverante ardore dei serieoltori italiani a salvare la rainac-
ciata preziosa vita del baco da seta. — Anzi questi, lungi dal lasciarsi sco-
raggiare, come avvenne de’Francesi, studiaronsi di migliorare e moltiplicare
la loro edueazione, compensando per tal modo quasi completamente la defl-
cienza cagionata dalla minor rendita del seme giapponese; cosicche taluni pre-
sumono che, in eondizioni ordinarie di raccolto, 1’ Italia sarebbe in grado di
produrre non meno di 60 milioni di chilogrammi di bozzoli.
Francia.
L’ industria della seta in Francia cominciö a syegliarsi operosissima nei
paesi meridionali, nella Linguadoca, nella Provenza e nel Contado d’Avi-
gnone sotto Carlo IX, mentre le prime serielle manifatture furono fondate
in Lione e a Tours nel 4466. — Puö quindi affermarsi la fabbricazione dei
tessuti serici avere ivi preceduta la produzione della seta stessa. — Phi tardi
Luigi XI per favorire l’incremento di quelle manifatture chiamö operai da
Genova, Venezia e Firenze, e in seguito fu imitato da Francesco I che altri
ne trasse dalla stessa Milano. — Furono poi per opera di Enrico IV istituiti
opilici serici alle Tuilleries ed altrove, e conferita la nobiltä agli artefici
fattisi in quell’ arte benemeriti per un determinato tempo di lavoro.
Ai tempi nostri tutti sanno, come la cittä di Lione possa essere giusta-
niente considerata in Francia il centro principale, la cittä per eceellenza
della fabbricazione delle Stoffe di seta. — Dappoiche Ie prime fabbriche furono
fondate a Lione sotto la direzione di alcuni setajuoli italiani esiliati dalle
repubbliche di Venezia e di Firenze, F industria serica andö ivi rapidamente
svolgendosi per Fefficace protezione prodigatale da Luigi XI, da Carlo VIII.
da Enrico IV e da Luigi XIV. — Verso il 4685 Lione, contava giä 40,000
telai battenti, che dopo vent’anni, in seguito alle persecuzioni religiöse pro-
vocate dall’Editto di Nantes, discesero a soli 2000. — Merce la vigoria loro
propria le fabbriche lionesi poterono rifarsi da una scossa tanto disastrosa
e in pochi anni; poiche nel 4739 si constatarono giä 7300 telai occupati, e
nel 4753 numero 40,000 ripartiti fra 700 fabbricanti.
Nel 4763 il loro numero si accrebbe a 42,000, e nel 4788 a 48,000 telai,
che consumavano da 40 a 42 mila quintali di seta, della quäle una terza
parte veniva fornita dalla produzione indigena. — Questa fu per Lione 1’ e-
poca piii felice e piü lucrosa delle sue antiche manifatture, i cui splen-
didi tessuti per abiti, per mobili e per tappezzerie, non avendo piü rivali
per la decadenza in cui versavano in quel tempo le manifatture di Venezia,
di Firenze e di Genova, erano ricercatissimi da tutte le Corti d’Europa:
anzi 1’ Italia stessa diventö tributaria alle fabbriche di Lione.
Scoppiata la rivoluzione, 1’industria serica ne fu scossa per modo da far
discendere il numero dei telai in attivitä a Lione a 3500 che sotto 1’ iinpero,