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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 3, Gruppo V. Sez. D - Seta e tessuti di seta

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o mono corrotte secondo il gusto del tempo e l’educazione; il giudizio o non 
ei entra o ci entra viziato; poi non tutti i pubblici sono compagni, io (si noti 
bene) parlo del pubblico che accorse alla esposizione di Vienna. Agglomera- 
zione di popoli. che di arte giudicano in senso disparatissimo e si lasciano 
attrarre piü dallo strano che dal naturale, piü dal sensuale che dal pudico, 
piü dai particolari artificiosamente lavorati, che dalle forme con studioso amore 
cercate; in questo modo il gusto si corrompe cosi nel popolo come negli 
artisti. Vi fu un tempo che parvero belle le figure vestite di carta, le colonne 
a spirale, e fin le eornici a scartoccio. Il Bernini e il Marini a’loro tempi 
piacquero piü di Fidia e piü di Dante. 
In ogni etä l’arte si e esplicata a quel modo che gli usi e 1’ cducazione 
davano piü o meno chiarezza ed energia di giudizio sulle ragioni del Bello. 
L’arte nel tre e nel quattrocento fu severa di concetlo e di forma. Nel cin- 
que e seicento quanto acquistö di vaghezza e di varietä tanto diminui di sem- 
plicitä e di forza, fino a che decaduta del tutto, Canova prima e Bartolini 
dopo, la rialzarono risalendo alla prima fonte che e il vero, col sentimento 
del bello; Bartolini contemperö si bene il naturale coli’ ideale che le sue 
opere resteranno esempio e saranno di freno tanto agli idealisti paurosi del 
vero, quanto a’ naturalisti sjlegnosi del bello. Questo esempio e oggi salutare 
piü che altri non creda, perche 1’ arte si dibatte sur un letto dolorosofldi 
vero brutto, e di bello falso, e pochi valorosi alla Esposizione viennese ten- 
nero alto il vessillo dell’ arte contro questi malanni. Ma se tanto gli artisti 
nelle opere loro, quanto il pubblico nel giudicarle deviarono alquanto, ci e 
una causa ed e questa che io voglio notare e che forma il soggetto di questo 
articolo. 
A dir vero le cause del deviamento dell’arte son varie, ne io intendo 
parlare di tutte, che troppo in lungo mi porterebbe 1’ argomento e solo ac- 
cennerö: la etficacia delle Esposizioni mondiali nelle Belle Arti. 
Lo dirü subito e con franchezza, questa efficacia e dannosa. Quando in 
una Esposizione sono milioni di cose che attirano i nostri sguardi e tutte 
svariatissime di tutti i paesi e di tutti i tempi, quando per dirla in una pa- 
rola si vuol costringere il nostro cervello a comprendere tutto quanto il 
sapere e 1’ ingegno han prodotto da Adamo fino a noi (i preistorici ridono), se 
non fosse una superbia e una pazzia sarebbe una ridicolaggine. I nostri sensi 
e il nostro intelletto sono sitibondi di gustare e di apprendere, ma sempre 
nella misura che e loro conccduta. Ora questa misura e sommamente stra- 
bocchevole, i sensi e 1’intelletto ne restano oppressi, gli occhi non vedono 
piü nulla, c la mente vaga in un mare senza confini d’immagini svariatis 
sime c di pensieri e di afletti in guerra fra loro; in questo stato di confu- 
sione e di stanchezza si trova il visitatore delle Esposizioni mondiali allorche 
arriva nel palazzo delle Belle Arti. Alla prima sala ove supponiamo vi siano 
un cento di quadri o statue, li guarda uno alla volta; ma la varietä dei soggetti 
e dello Stile, generando criterj e ragionamenti diversi, lo stancano presto, e 
comincia a guardarli a due a due: lascio considerare quanto ne godano e 
l’artista e il visitatore da questo modo di esaminarel eppure la cosa va cosi 
e non puö andare altrimenü; qualche occhiata piü lunga se la carpiranno,
	        
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