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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 3, Gruppo V. Sez. D - Seta e tessuti di seta

GRUPPO XXV. 
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l’andazzo prevalente oggi tra i giovani, specie in Lombardia, di qui quella 
folla di Statuette e di gruppetti, che ingombravano il Palazzo dolle arti e il 
centro della sezione italiana nel Palazzo dell’industria, di qui inline quei 
molti acquisti e quelle molte commissioni, che per parecchi delli espositori 
italiani resero la Esposizione proficua di molti vantaggi pecuniarj. Onde un 
giurato francese, discorrendo meco di queste cose, dicevami: vous aves su at- 
traper le public, vous faites de l’art commercial. Osservazione, la quäle a me 
parve riassumere esattamente il earattere piü spiccato della moderna scol- 
tura italiana, ma che nello stesso tempo mi suonö come un rimprovero e feri 
il mio amor proprio nazionale. 
Mossi da queste considerazioni, il mio collega ed io avevamo deliberato di 
essere assai parchi nella proposta dei premj pei nostri connazionali; e infatti 
presentammo alla sezione una lista brevissima di nomi, che, secondo noi, 
avrebbero dovuto essere segnalati con una onorificenza. Ma con nostra sor 
presa trovammo che i giurati francesi, messi forse in apprensione dalla evi 
dente e dichiarata superioritä della scoltura italiana e temendo che per ciö 
appunto noi ce ne prevalessimo e chiedessimo un numero grande di 1 meda- 
glie, avevano predisposto una lunghissima lista di artisti loro, che propone- 
vano pel premio, quantunque la scoltura francese pel numero degli oggetti 
esposti (180 circa) fosse inferiore alla nostra. Si venne dunque a una specie 
di transazione, e si concordo che noi due dovessimo raddoppiare il numero 
delle nostre proposte, e i Francesi dovessero diminuire le loro della metä: e 
le due liste cosi ragguagliate vennero poi accettate definitivamente dalla se 
zione e piü tardi anche dal Gruppo. Non sarä del resto qui inopportuno av- 
vertire che se ho fatta parola dei Francesi soltanto, si e perche le altre na- 
zioni, se ne togliamo la Germania, non avevano in questa sezione che pochi 
oggetti d’arte meritevoli d’esame; e la Germania medesima, piü ricca nel nu 
mero delle statue e dei gruppi presentati, non e perö in grado di competere 
coll’arte francese e colla italiana. E, salvo qualche eccezione, un’arte fredda, 
accademica, compassata, senza inspirazione e senza vita. 
Scendendo ora a qualche particolare riguardo alle opere degli artisti no 
stri, io non färb molti nomi, poiche da ciö mi dispensa l’elenco delle ricom- 
pense assegnate dai Giurati ai migliori. Ma poiche queste ricompense nel 
gruppo XXV erano tutte eguali, e senza dislinzione di merito, si chiamarono 
Medacjlie per V arte, crederei mancare a un preciso mio dovere, se non se- 
gnalassi piü specialmente quelli tra i premiati, che al mio collega e a me 
parvero degni di miglior elogio. Tra essi primeggia fuor d’ogni dubbio il Mon 
teverde, il cui gruppo raffigurante Jenner, va distinlo per novitä ardita di con- 
cetto, non meno che per l’espressione viva e toccante. Notevole per eleganza 
e spontaneitä la Frine del Barzaghi, forse piü notevole ancora la giä citata 
Fabiola del Masini drappeggiata con rara maestria, e che io vorrei dire 
veramente un modello di moderato progresso dell’ arte. Bella la colossale 
statua del Tantardini rappresentante la storia o l’Italia, come si voglia; 
bella la giä conosciuta statua di Socrate del Magni. La Cieca del Grita, 
ingrato argomento espresso con efficace vivezza di veritä; la Bagnante del 
Corbellini, il giä altre volte lodato Sogno a quindici anni dell’Argenti e
	        
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