GRUPl'O XXV.
abbondavano disegni, acquerelli, fotografie ed incisioni. Tutto cid era eorredato
da una compiuta esposizione di libri illustrati, risguardanli i recenti lavori
della capitale, come il Palazzo di Giustizia, i Mercati centrali, ii Teatro Lirico,
quello del Chatelet, quello del Vaudeville, la Cbiesa della Trinitä, l’altra di
S. Arabrogio, e via via. V’erano pure esposti alcuni dei progetti eseguiti dai
migliori architetti di Francia per la ricostruzione del Palazzo di Cittä, bruciato
e ruinalo nei giörni del cömunismo; ma certo se noi avessimo dovuto giudicare
il grau concörso, che fu aperto per i disegni di quell’ opera con venticinque
pretnii della totale somma di 87,500 lire, non avremmo preferiti quelli del
Ballu e del Deperthes, dov’e abbandonata in ciö cbe aveva di singolare la di-
stribuzione del vecchio Palazzo, e sono pedantescamente ridotti a perfetto rei-
tangolo i due cortili, i quali dianzi avevano forma di bei trapezio, aggiungen-
dovi in uno dei canti una scala ottagona a gabbia bucata, e mutandone senza
eostrutto gli atrii e i vestiboli. A noi sembra che il migliore partito sarebbe
stato quello di non sciupare i soldi in concorsi, e di rifare tale e quäle, salvo
forse in qualche parle interna, 1’ediGcio come era prima, severo e magnifico.
Uno che volesse cavare dalla esposizione parigina un eostrutto, non saprebbe
da che parle rifarsi. In nessun sito l’architettura e piü varia e piü perplessa
nella via da pigliare. Le undiei chiese, i cinque palazzi di circondario, i cin
que mercati, le tre föntane, le dodiei scuole, i quattro teatri, la caserma, i!
tribunale di commercio, i monumenti commemorativi, di cui stanno in moslra
i disegni, non si somigliano affatto: dall’arco aculo e dai pinnacoli snelli si
viene alle goflerie del barocco piü incartocciato, dalla serenitä dello stile greco
si corre alla tetraggine dello stile romanzo. In certi edißcii, come nella chiesa
di Sant’Agostino, il bisantino si accapiglia col classico; in certi altri, come nel
Palazzo di Giuslizia, gli eleaienti presi da Atene si torcono a nuove forme;
in qualche sito la maniera che noi diremmo lombarda, e trattata con parsimo-
nia severa, come nella chiesa di San Pietro in Montrouge, in qualche altro
b’intreccia alle piü imbrogliate fantasie dell’arabo e del moreseo. Negli animi
dei Francesi stanno insieme due passioni potenti, che puiono contraddirsi: quella
della novilä e quella del sistema.
I classicisti, i goticisti, i romanzisti non vogliono uscire per cosa al moudo
dalla loro eerchia; s’aggiungano gli originalisti, che alzano a principio il di-
sprezzo di ogni cosa passata, e ehe dimostrano comc ad usi nuovi e per nuovi
inateriali ci voglia un’arle nuova di pianta. 11 Duc, classicista, autore del Pa
lazzo di Giustizia, trionfö sono quattro anni con il gran premio di centomiln
lire, che l’imperatore aveva destinato alla migliore opera d’arte degli ullimi
cinque anni; ma il Viollet-Le-Duc, partigiano ingegnoso e dotto dello stile
archiaculo, trionfava dall'allra parte, se non con i suoi edificii, certo con i suoi
libri. Il Viollet-Le-Duc ha fonnato una scuola, che si va estendendo, che ha
giä dato molti ottimi frutti, che si propone con gli elementi degli stili del me
dio evo di servire scrupolosumente alle esigenze dell uso e della costruzione
moderna, e che fa riscontro all’altra scuola, gia decadente, la quäle si propone
io stesso fine, valendosi degli elementi greci e roraani.
Due cose, per giustizia, si devono dichiarare: prima, che se i Francesi pa-
ifefio ancora tanto discordi nel cammino dell’arte, gli altri popoli, salvo l’in-