MAK

Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 3, Gruppo V. Sez. D - Seta e tessuti di seta

AKCHlTEfTUKA. 23 
Poi l’architettura non e aUra cosa «II’oecliio ehe un gingillo della fantasia 
od un’uggiosa convenzione arüstica se non piglia dall’uso a cui e destinata la 
sua ragione e la sua efiicocia; e l’uso capirlo vivamente, partitamente da una 
pallida carta, non e cosa spiccia, neanche per le persone colte e per i dilet- 
tanti dell’ai'te. Insomma, se il visitatore di una rnostra lascia indietro le sale 
dell’architettura, ha ragione: l’arte architeüonica serba luttavia, per la sua 
natura parte di scienza, parte di eonvenienza, parte di opportunita, parte di 
bellezza, qualcosa dei segreli, che le consorterie delle arti edificative meüevano 
nella costruzione delle cattedrali e dei chiostri nel medio evo. 
Ma nel parco tutto era lampante. La cultura popolure piü lieve, quella che 
si piglia sin da bambini ne’ giornali illustrati e nelle descrizioni dei viaggi, le 
quali vanno per le mani di tutti ornate con belle incisioni di monumenti, di 
paesi, di tipi varii, basta a farci capire e ammirare il palazzo persiano, di cui 
le inura esterne sono dal basso all’alto coperte con piccoli specchietti, che sein« 
tillando al sole abbacinano gli occhi; la tenda indiana, con le sue bizzarre pit- 
ture; il giardino giapponese, dove i ponticelli varcano certi laghetli angusti 
per la tartaruga che li abita, zeppi di idolini, di coionnine, di tempiettini, di 
grotte, di caverne e di rocce da nani; la fontnna turca, tempestata di orna- 
menti e di variopinti arzigogoli; la capanna dei Laponi con le foche impagliate; 
cent’altre cose euriose, rifatte appuntino come stanno al sole dei deserto o tra 
le nevi dei polo. 
Dall’altra parte, quando, per esempio, in una nuova forma di scuderia si 
vedono i cavalli, e in una nuova forma di stalla i buoi e le vacche. 1’archi 
tettura, anche riprodotta artißcialmente in una Esposizione, prende l’evidenza 
e 1’anima della cosa vera. 
E un magnifico frammento di paese egiziano il palazzo dei vicere d’Egitlo, 
uno dei fortunati edißcii, i quali sono rimasti in piedi in queila povera parte 
dei Prater, prima cosi spessa di enormi alberi fronzuti, che pareva una fore- 
sta vergine, poi cosi piena di fabbriche, di gente, di allegrie, che pareva una 
splendida citlä in carnevale, cd ora cosi mesla e cosi silenziosa, die sembra 
un camposanto. 
Non manca a quel palazzo altro che il muezino, il quäle dall’alto dei mi- 
nareto annunzi l’ora della preghiera. Nella moschea, che ha l’alta cupola pog- 
giata sopra un doppio ordine di loggiej nel cortiletto dell’aremme, dove una 
fontanella rallegra la quiete e la frescura; nelle sale, che hanno le volte or 
nate come di stalattiti d'ogni colore; nelle stanze, tutte insenature e alcove e 
riposligli misteriosi, piene di soffici lettucci, di morbidi cuscini, di molti tap- 
peti, su cui ci si sente tirali a passare la vita mormorando: Lode a Dio: Dio 
e coi pazienti, e alternando alle boccate dei fumo di una lunghissima pipa il 
beato sbadiglio; in ognä angolo insomma di quella reggia vasta e intricata si 
vedeva un Turco, che, sbadigliando appunto e fumando e forse ripetendo mac- 
chinalmente fra i denti un versetto dei Corano, guardava ai cristiani con oc- 
chio di indilferenza, tra il pietoso e il canzonatore. C’erano de’Turchi d’ogni 
foggia e d’ogni maniera, vecchi e giovanä, tutti sudici e pittoreschi, e tutti 
avevano sulle labbra e negli occhi quel sorriso, che lasciava indovinare un se- 
reno contentamenio di se, misto ad un filosolico disprezzo delle cose di questi?
	        
Waiting...

Nutzerhinweis

Sehr geehrte Benutzerin, sehr geehrter Benutzer,

aufgrund der aktuellen Entwicklungen in der Webtechnologie, die im Goobi viewer verwendet wird, unterstützt die Software den von Ihnen verwendeten Browser nicht mehr.

Bitte benutzen Sie einen der folgenden Browser, um diese Seite korrekt darstellen zu können.

Vielen Dank für Ihr Verständnis.