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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 3, Gruppo V. Sez. D - Seta e tessuti di seta

24 GEUPPÜ XXV. 
vita morlale. Nelle stalle i dromedarii egiziani, le pecore, i buoi di quel paese 
e due asinelli lanto spiritosi e graziös!, che era un amore il vederli, forma- 
vano gli ullimi tocchi del color locale. S’era nel Cairo, a Costantinopoli, a 
Gama el Haken; e si diventava piü poelicamente dotti di architeüura orientale 
in un quarto d'ora, che non si possa in dieci anni guardando libri, disegni e 
folografie. L’anima turca si coglieva nel fondo: i lipi degli uomini spiegavano 
le loro abitudini, le abitudini spiegavano la distribuzione dell’edificio. Fra il 
turbanle di quelli e gli ornamenti di qnesto, le zimarre degli uni ed i colori 
dell’altro v’era una strelta comunanza estetica: pietre, pitture, uomini e anche 
animali avevano tutti il medesimo slile; e vedendo un Turco con le gambe 
incrocicchiate sedere in terra, appoggiate le spalle allo stipite di una poria, e 
guardare con lo sguardo perso in una vaga contemplazione al soffitto della sala 
abbiamo capito la ragione di quegl’ingegnosissimi intrecei, ehe a seguirli ed 
a sbrogliarli ci vuole la santa pazienza ottomana, e dei ghirigori capiicciosa- 
mente scientifici, e delle innumerevoli giravolte di nastri e fettuccie piene di 
garbo aslruso, e degli ornamenti, che si immedesimano con istudiata confusione 
alle parole di Maometto ed alle immagini della poesia orientale, e di quelle 
migliaia di nicchietline e conchigliette e combinazioni di solidi diversissimi, 
come diaccioli di un verno fanlaslico, che formano i sopraornali delle porle, 
gl’ intradossi degli archi e specialmente il völto dei locali. Gli uomini hauno 
bisogno nel pigro paese di trovare agli occhi una occupazione sottile, involon 
taria, la quäle, per un nesso lontano di idee, faccia loro rammentare senza 
sforzo questa o quella cosa, avviluppandoli in una nebbia rosea e sonnifera. 
L’architeUura e in Oriente una forma d’oppio. Noi stessi, fissandola lungo quelle 
minuzie sapientemente bizzarre, ci sentimmo come presi da un invincibile e 
gradito ipnotismo. 
11 palazzo del Vicere, composto da un architetto tedesco, il quäle abita da 
lungo tempo in Turchia, e costrutto quasi intiero con le proprie mani de’ 
Turchi, imita, anzi riproduce in buona parte le moschee del Cairo, quella 
d’El Barkouk, le forme che giä si sono viste nei tanti e magnifici libri di cose 
orientali; ma come nei particolari cosi nell’ insieme e s^rbato scrupolosamente 
10 spirito di quell’antico e sempre vivo Stile, dal quäle noi, civili europei, pos- 
siamo imparare qualcosa. E ammirabile in essp la distribuzione delle parti Or 
nate nella massa architettonica; la ricchezza si concentra in alcuni punli, ed e 
circondata di piani netti,. di forme semplicissime, die ne fanno risaltare tulto 
11 valore. AH’esterno i muri o sono bianchi e piani, o disposti a zone alternate 
in corsi rossastri e giallastri; e dai muri sporgono su puntelli di legname i 
mucharabis o balconi, chiusi da una grande gabbia di legno, stupenda di for 
melle commesse, incaslonate, lavorate a scarpello od .,1 tornio, e aventi altre 
sporgenze o gabbie piü piccole, il tutto coperto e riparato da una larga tel- 
toia. E sui muri lisci ecco la cornice finissimamente lavorata terminare in una 
merlatura, che e alle volte davvero un merletto; e le masse verticali eccole 
rotte con bella parsimonia dallo sporgere di un’abside poligona o daH’alto nic- 
chione di una poria, mentre le maestose linee orizzontali vengono con molta
	        
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