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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 6, Gruppo II: Lane, bachicoltura, apicoltura ; stazioni sperimentali agrarie

LA NE, BACHICOLTURA, APICOLTURA. 21 
collezione del signor Francesco Domingo di Burcellona fu del pari ri- 
tenuta degna di premio. 
Si toglievano pure dalla comune e furono apprezzati i due saggi di 
Iane lunghe del signor Benito Calisto di Anila, le lane Disley del signor 
Pelajo di Gerona, del signor Juan Navarrete di Logrono, e piü di tutte una 
mostra di lane lunghe, lucide, pulite, elastiche e forti, esposte dalla Mar- 
chesa de la Funsante e provenienti dalle isole Baleari. 
L’unica lana merina finissima fu esposta dal M. de’ Perales di Badajoz: 
essa aveva tutti i caratteri ed i pregi delle migliori merine d’ altra pro- 
venienza, e fu giudicata degna di premio; altre della stessa qualitä pro- 
yenienti da Segovia e da Saragozza furono pure distinte. 
In complesso perü e la qualitä dei prodotti ed anche il modo di 
esporli non valevano a dare un adequato conceüo della produzione del 
paese ne del merito dei coltivatori. Nonostante condizioni di clima e di 
suolo tanto favorevoli, e antiche gloriose tradizioni, gli agricoltori 
spagnoli non arrivano oggidi ad eguagliare la produzione di altri paesi 
che presentirono da loro stessi il mezzo migliore per attivarla. Ciö vuol 
dire che l’arte e l’industria illurainata dal sapere e dallo Studio hanno 
fatto per altri assai piü che le condizioni naturali favorevolissime non 
fecero per gli Spagnuoli; e tale e oggidi il carattere di tutte le imprese, 
non esclusa l’agricoltura; poiche ove e lavoro, ed industria, e scienza, le 
condizioni del clima e del suolo sono vinte e rese favorevoli; ove lo Studio 
e l’intraprendenza fanno difetto, la povertä della produzione e la sterilitä 
non vanno seompagnate anche dai migliori terreni. Cosi al giorno d’oggi 
chi abbisognasse di lane fine di pecore spagnole, come chi volesse in- 
trodurre animali a lana finissima, non ricorre alla Spagna, ma bensi a 
quei paesi che, avendoli tratti originariamente di lä, seppern perfezionarli 
coll’arte e renderli piü produttori colle applicazioni scientifiche; e convien 
dirlo, egli e anche questo il modo con cui sorgono e tramontano le 
nazioni. 
L’Italia si puö dire che non figurasse adequatamente al merito della 
propria produzione lanifera, nel senso che i pochi saggi di lane che com- 
parvero all’esposizione erano ben lungi dal rappresentare ne tutte le va- 
rietä, ne 1’ importanza, ne il pregio di questa produzione della nostra 
agricoltura. 
E noto che non pochi lanifici del paese fanno uso di lane nazionall 
anche per filali di titolo superiore, e che le lane delle provineie del centro 
e di alcune del mezzodi d’Italia godono di qualche credito anche presso 
i lanifici stranieri e sono oggetto di una rilevante esportazione. 
Le migliori lane d’Italia, dice il Senatore Rossi, prendono posto fra le 
lane lisce che danno filature dolci e sono il prodotto di greggi delle 
Campagne di Roma poste in commercio coi nomi di vissane, di sopravit- 
sane, di bastarde (masserie) e siniili. Vengono in seguito con pari merito
	        
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