32
GllUPPO II.
anche si volessero comprendere quelle di provenienza franeese che figura-
vano nel compartimento austriaco, perche fucenti giü prima parte dell’espo-
sizione bacologica di Rovereto.
E fors’anche qui il luogo di osservare come nei casi piü frequenti
delle nostre provincie giovi il diretto intervento dei proprietari e anche
dei maggiori intraprendenti in questa industria, che i contadini colliva-
tori esercitano in societä eon esso loro. Ke la coltivazione dei bachi ri-
mase perciö abbandonata all’inscienzu ed alla pochezza dei mezzi dei
coltivatori e dei braceianti, e di conseguenza le buone regole non tar-
deranno a diflbndersi, stante l’opera e l’eserapio di gente istrutta ed agiata;
e le anticipazioni e le spese, per aver seme sano anche da lontanissime
contrade, furono un fatto generale e rilevantissimo di cui ebbe a godere
anche il colono socio nella coltivazione.
Dalla Spagna si ebbero alcuni saggi di bozzoli indigeni e güpponesi,
fra i prinii era riconoscibile alcuna delle migliori razze die giä ritenemmo
originarie di Iä, come quella a bozzolo bianco detta fra noi di Biöne. Me-
ritavano principale considerazione alcune bellissime varietii di bozzoli gialli
esposti dal sig. Ramon Galvagnon di Segovia. Altre provenienti dalla Ca-
talogna e dalle provincie meridionali parvero non meno scelte varietä di
bozzoli; ma oltre a questo, nulla di piü che indicasse a studi ed apparecchi
atti a combattere le dominanti malattie, ne a processi razionali di colti
vazione. Apparve soltanto un lavoro di Don Carlos Segovia intitolato: Me
moria sobre la criu dei gutano de seda dei roble (Yama-Mai) in cui si de-
scrivono processi ed espedienti adoperati nel governo di questo dilficile
inselto, e specialmente nel modo di tener la foglia della rovere ed eguale la
temperatura.
Dall’Algeria figuravano piü numerosi saggi di bozzoli, anche questi
piü che altro, per provare i tentativi fatti per introdurre la coltura dei
baco da seta. Giusta il rapporto della Commissione ordinatrice, questi
sforzi riuscirono a ben poco tino ad ora per maneanza di un elemento
principale d’ogni coltivazione e d’ ogni progresso agrario, quali sono le
braccia dei lavoratori. Si piantarono eon ogni sorta di sussidi e d’inco-
raggiamenti piü che 350 mila gelsi prima dei 1866 ed ancora oggidi la
foglia non e che in minima parte utilizzata. Anche costi si ricorre al
seme originario giapponese per piccole coltivazioni, ma anche le razze eu-
ropee e le cosi dette milanesi non fanno difetto e non furono colpite cosi
generalmente dalla moria come in Europa, il che non fa meraviglia come
fatto comune a tutti i paesi ove se ne faccia limitatissima coltivazione e
dove non si generano grandi fomiti di contagio. L’Algeria esporta attual-
mente da 4 a 5 mila chilogr. tra seta e cascami, il che e ben lungi dal
corrispondere alle speranze dei promotori di questa coltivazione; esempio
anche questo delle dilficoltä di innovare eziandio col favore dei clima e
non col valore dei terreni. Degni di considerazione furono alcuni saggi