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GRUPPO II.
II miele che si produce con un’estesa coltivazione di api in una localitä
alpestre possiede quelle rare aromatiche qualitä, che sono 1’ effetto del-
1’ alimentazione di fiori di conifere, ed e perciö appunto che e ricerca-
tissimo come commestibile.
Merito del signor Bottamini e di aver saputo estendere opportuna-
mente la coltivazione in luoghi che offrono veramente pochissime risorse
ai coltivatori per altri prodotti, di avere saputo apparecchiare e porre in
commercio con soinma convenienza il principale prodotto della sua col
tivazione. II giuri col conferirgli un premio volle principalmente distinguere
quest’indirizzo dell’apicoltura verso un puro e deciso scopo di lucro perche
seinbra ora il piü indicato ed anche richiesto dallo stato dell'industria.
Non pochi altri ituliani esposero miele e cera: fra questi va notato
il comizio agrario di Arezzo che contribuisce eflicamente alla diffusione dei
buoni metodi di apicoltura; il signor Galloni di S. Maria di Capua giä
premiato all’esposizione di Parigi; il signor Campanello di Foggia; il signor
Basile di Lecce ed i due comizi agr.iri di Siracusa e di Modica che coi loro
prodotti apistici mostrarono di mantenere in onore 1’ antica fama dei ri-
pntati prodotti dell’ape siciliana.
Ciö vale piü che altro a dimostrare la diffusione di questa coltivazione
per ogni parte d’Italia, e la grande importanza che essa andrä ad acquistare
fra non molto col diffondersi dei buoni metodi razionali di apicoltura.
Giudizi e suggerimenti iulorno all’Apicoltura.
L’incremento dell’apicoUura si fa strada ovunque; essa e giä comune
nell’Alta Italia, notissima in Toscana ed altrove;ma essa e ancora in mano
dei beuemeriti promotori che la esercitano piuttosto in via di esempi e di
incoraggiamenti, che col proposito di trarne un vero lucro. Ora Tarte deve
appunto superare questo stadio di preparazione per diventare decisamente
un’industria, e per far questo, conviene che i coltivatori vi siano iniziati
e lungamente vi si adoperino.
Una prima illusione convien togliere dalla mente dei novizi nelTarte,
che cioe Tapicoltura sia faccenda di poco momento da assumersi solo per
geniale occupazione e divertimento nelle ore perdute, e che il prodotto
sia tutto effetto del naturale istinto e dell’operositä delTinsetto. Niente di
piü falso; dal momento che Tapieoltura c ridotta all’applicazione di alcuni
principii razionali, cessa di essere una produzione naturale per diventare
un’ arte, una vera coltivazione che ha bisogno ad ogni momento delT in-
tervento e dell’operositä del coltivatore, il quäle appunto sostituisce in gran
parte il lavoro suo a quello delTinsetto, dirigendone la riproduzione, sem-
plificando dei lavori, difendendolo dai nemici e prodigandogli continue eure-
E quindi fuor di luogo il credere che il prodotto dell’ape sia tutto effetto