INDUSTRIE DEL LEGNO.
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marico l’ebanisteria italiana brillava per la sua assenza. Ne credasi per
questo che manchino in Italia buone fabbriche di mobili comuni. Tuü’altro.
Come altre volte ebbi l’onore di fare avvertire W, esistono grandiose fab
briche di mobili nella provincia di Milano, e specialmente nei comuni di
Meda e Cantü, ove una colonia di egregi manitättori che da lungo tempo
rivela la sua operositä, pone ogui cura nel fabbricare ottimi mobili per
ogni classe di cittadini, provvedenclo con quelli non solo le fabbriche
milanesi, ma eziandio molte altre nazionali e straniere.
L’ industria della ebanisteria lombarda fu sempre considerata come
una delle principali risorse di quella ricca provincia, e quantunque volte
ebbero luogo mostre nazionali o provinciali, largamente dimoströ i suoi
periodici progressi. Nella prima esposizione nazionale del 1861 a Firenze,
quando per la prima volta le industrie italiane furono chiamate a ras
end generale, quando i manifattori italiani dalle Alpi al Lilibeo cor-
sero sulle rive fiorite dell’Arno a darsi il fratellevole amplesso, che fu il
primo cemento dell’unitä politica italiana, in quella solenne e indimentica-
büe occasione, i fabbricanti milanesi comparvero colle loro belle mobilie,
le quali andarono grandemente e giustamente elogiate e premiate.
Nel 1871 poi, nella esposizione di Jlilano, si ebbe luogo di vedereuna
piü splendida mostra dei mobili di quella industre provincia, e avendo
avuto l’onore di appartenere al giuri che doveva giudicarne i meriti, potei
convincermi che dal 1861 a quell’epoea vi era stato un notevole miglio-
ramento nel gusto di quei mobili. Ciö perö non stava a dimostrare che
la supremazia milanese in quella importante industria potesse ovunque
essere ugualmente sostenuta, e che quei mobili avessero raggiunta tutta
la desiderabile perfezione, e che non si potesse far meglio. Quella mani-
fattura e oltremodo apprezzabile sotto certi rapporti, ma non e scevra di
vari difetti. - E per primo conviene notare quello dello Stile tendente quasi
sempre al barocco, che tanto nuoce al vero buon gusto. - Un altro difetto
che fa d’uopo indicare e quello di curare piü il nuovo, che il buono e'd
il bello. Ne credasi che sempre le nuovitä siano buone, e molto meno
belle. Le vere eleganti sagome dei mobili perdono sempre del loro pregio,
quantunque volte per ascoltare le seduzioni della moda, se ne deturpano
lo stile e le proporzioni. Le forme giä riscontrate buone, utili e comode
potranno modificarsi, perfezionarsi, ma per fare delle cose nuove non si
poträ mai ammettere che si sbaglino le proporzioni, che si eseguiscono
mobili con cassette imbottite all’esterno pregiudicando alla loro resistenza;
die si formino letti con angoli acuti sporgenti; che si pongano animali
intagliati e aggettanti fra le gambe di una tavola da pranzo. Non poträ
mai menarsi buono che vengano poste in non cale le regole della statiea
nei mobili specialmenle grandiosi, e non poträ per conseguenza tollerarsi
(I) Vedi Fixoccuietti : Delle arli applicale all'lndustria dei mobili. Milano lipi del Politccnico , 1803.—
Halle industrie relative alle abitazioni umane. Xipograüa Pellas, 1808.