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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 7, Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. - scultura in legno. [Gruppo] XIII. - Carozze

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GRUPPO VIII. 
Pompeiano poteva benissimo essere adottato dal Pagano, se egli sentivasi 
inclinato ad imitarlo, nia perö doveva saperlo meglio adattare ai raobili, 
i quali richiedono sempre una certa soliditä di costruzione, senza di che 
riescono perfettamente inutili all’uso delle abitazioni. Per questo ben giusto 
motivo, il Pagano non pote ottenere che una menzione onorevole, il che 
non e piccola distinzione in una mostra come quella di Vienna; e tale 
premio dovrä essergli nobile eccitamento a continuare nelle sue buone 
disposizioni, e a meglio adattare i suoi mobili a quel comodo uso cui sono 
destinati. 
E quello che diciamo ad esso, ci sentiamo il dovere di riferirlo anche 
ai mobili dello stesso genere presentati da Luigi Mastrodonato di Napoli 
i quali perö non ottennero alcuna ricompensa, imperocche offrivano mag- 
giore deücatezza di ornati, minore consistenza nella loro costruzione, e 
poca idoneitä ad essere adattati all’uso, senza gravissimi inconvenienti. 
E adesso fa d’uopo che io parli qui delle stupende tarsie di Federieo 
Lancetti di Perugia. I lavori del Lancetti erano ormai cogniti a vari 
del giuri, che aveano diviso con me l’onore di appartenere ai consigli 
internazionali e di Londra e di Parigi, ma per Ia maggior parte dei 
miei colleghi erano aflatto nuovi, e per conseguenza fecero in que- 
sti Ultimi una maggiore impressione per la loro eleganza, per il loro 
buon gusto, per la loro squisita esecuzione. II Lancetti non ha che 
un competitore in Italia, ma soltanto nelle tarsie di avorio sull’ebano, e 
questo e il Gatti di Faenza dimorante a Roma, del quäle parleremo a sua 
volta. Ma il perugino intarsiatore non ha chi lo eguagli per il massitno buon 
gusto che presiede costantemente a tutti i suoi lavori, e siccome questa veritä 
fu unanimemente consentita dull’intiero giuri, cosi fu deliberato per premio 
dei suoi bellissimi lavori e in avorio, e in legni colorati, la medaglia del 
buon gusto. Ne qui credasi, come da alcuni e stato erroneamente inter- 
pretato, che una tale distinzione fosse inferiore alla medaglia di merito, 
e ciö perche nell’elenco delle ricompense e stata posta la penultima. Tutte 
le medaglie conferite alla esposizione Viennese avevano il medesimo valore: 
soltanto la denominazione era diversa. E quando uno, per esempio, riceveva 
medaglia di buon gusto, della quäle si era avarissimi, ciö indicava che i 
lavori di quell'espositore avevano un merito specialissimo, quäle era quello 
di aver raggiunto la piü grande eleganza, il massimo grado di perfezione 
nel disegno, nelle forme nell’insieme. 
Il solo diploma di onore era superiore a tutte le altre distinzioni, e 
veniva accordato solo a quei produttori che avendo ormai raggiunto la 
massima perfezione nei loro lavori, avendo ottenuto ovunque premi di primo 
grado, e arrecando colla loro industria benefizi indiscutibili alla societä, 
non potevano ainbire che ad una specialissima dimostrazione di stima, che 
veniva determinata da quel gran diploma. 
Che Ia medaglia del buon gusto fosse una distinzione molto meno
	        
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