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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 7, Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. - scultura in legno. [Gruppo] XIII. - Carozze

GRUPP0 vm, 
I. 
Che in Italia il vezzo d’innovare e demolire, fors’anche quello di giu- 
stificare o magnificare pratiche che richiedono minore sforzo di studio e 
d’ingegno, abbiano fatto sorgere una scuola che eleva a teoria il pretto 
realismo, e cosa che tutti sanno, e di cni si veggono quä e lä gli effetti. 
Che fra i cultori della pittura e della scullura vi sia chi A'ago di esplo- 
rare vie intentate, e forse persuaso che i tempi nuovi vogliono arte nuova, 
accetti « senza aleun sospetto » le massime che piü sono [in voga, non 
ostante che fuori d’Italia (e ne e prova la mostra di Vienna) queste mas- 
sime non abbiano ne fautori ne cultori (tranne forse il solo pittore Courbet) 
ciö pure e un fatto che si puö deplorare ed intendere al tempo stesso. Ma 
ciö che costa fatica ad intendersi si e come possa in taluno nascere solo 
il pensiero di applicare alle arti ornamentali ed all’ornato propriainente 
detto le massime del realismo. Ebbene e pur troppo vero che anche questa 
piü che novitä, impossibililä ha i suoi fautori fra noi. 
Mi affretto peraltro a notare che pochi dei nostri ornatisti scultori e 
pittori si lasciarono fin qui adescare dalle lusinghiere promesse, e che i 
cattivi resultati delle prove tenlate da questi pochi, forse giä disillusi, sa- 
rebbeio tali da farci credere ormai scongiurato ogni pericolo, se non fosse 
che in alcune scuole di ornato la copia mateiiale del \ero e eretta a prin- 
cipio e fondamento dell’arte stessa. Di quegli ornatisti sedotti forse due 
soli nostri intagliatori inviarono opcre all’esposizione di Vienna; e se vi 
si fossero recati avrebbero potuto di leggieri persuadersi non approdare 
codesta loro copia servile di tralci e di flori che ad una infrascatura di 
nessun garbo ne grazia; la quäle osservata a una certa distanza, non giä 
come forse supposero, si atteggia ad ornamento, ad eleganza, a ricchezza, 
ma alla piü sgradita e indecifrabile confusione, ove nemmeno si avverte 
lo sfoggio dell’imitare servile e manuale. La quäl confusione tanto piü 
riesce sgradita, in quanto che, mentre la natura ha per se la varietä dei 
colori, le verdi fronde, i fiori variopinti e i bruni steli, per porre nel di- 
sordine suo chiarezza e varietä, la monocroma riproduzione, segnatamente 
colla fosca tinta del legno, li condanna ad una lotta ingrata ed ineguale 
colla natura : ed essa, vincendoli li punisce del loro volontario divorzio 
dall’arte e dal buon gusto, e, diciamolo pure, da quelle nobili tradizion' 
che, dal semplice e squisito ornamentare dei greci fino a quello svariatis- 
simo ed elegantissimo del nostro risorgimento, ci insegnano come questa 
bell’arte, dopo avere attinti dalla natura tutti gli elementi delle sue forme 
e concetti, abbia loro data un’impronta caratteristica figlia della fantasia 
e del sentimento del bello. Forse sarebbe loro A’enuto in mente e il capi- 
tello coiintio ispirato a Callimaeo daH’elegante portamento della foglia 
d’Acanto, ed i fregi di tralci e frutta che adornano le celebri porte d*
	        
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