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GRUPPO VIII,
dorati, le ghirlande di fiori, e le mitologiche allegorie di cui traboccavano
le loro fastose dimore.
Ora non spiaccia all’ odierno patrizio se io gli domando a quäle in-
felice contrasto non debba riuscire una siffatta dimora colla sua persona
miseramente stringata nella democratica giubba alla franeese, non piü
cireondata dalla oziosa turba dei parassiti, e del gallonato servitorame.
Alla vita operosa e seria dei tempi nuovi non e rimasta, la Dio merce*
estranaa quella classe che indebitamente chiamasi ancora aristocratica, e
dinanzi a queste nuove tendenze, le foggie barocche sono un vero e proprio
controsenso. Comunque sia, il mio assunto, e questo a me basta, egli e di
costatare e salutare con lieto animo nella mostra mondiale di Vienna la
inclinazione generale a für divorzio dal barocco nelle arti ornamentali in
genere e specialmente nell’intaglio e nell’intarsio applicati ai mobili di
lusso.
Senza troppo dilungarmi dalla quistione del barocchismo, mi sia lecito
invitare i nostri intagliatori a rifletter bene sopra una questione accessoria,
che alla vista di alcune loro opere esposte a Vienna sembrami debba es-
sere sollevata dagl’intelligenti. Sta veramente nell’ indole della scultura
in legno il trattare la figura nelle proporzioni del vero o di poco in-
feriori al vero ? A me sembra che la risposta negativa abbia per base
vari argomenti , tutti a mio giudizio di molto peso. ]\on mi cimento in
una lezione di estetica. Estraneo alla loro bell’arte, espongo ai nostri
egregi artefiei alcuni dubbi che, percorrendo la nostra galleria industriale,
mi si presentarono frequenti volte alla mente.
Io domando dunque a me stesso se la figura umana, i putti e le ca-
riatidi, se gli animali naturali o fantastici che tanta parte e si bella hanno
nelle invenzioni deH’ornamento applicato alla mobilia, possano impune-
mente assumere proporzioni che taccian loro perdere la qualitä di un mero
accessorio ornamentale. E mi domando ancora se, cosi facendo, riescano
a conseguire nell’opere loro quei caratteri che propri sono del barocchismo
anehe allorquando lo stile generale del lavoro gli sia totalmente estraneo.
In veritä sembrami cha non appena questi oggetti escono con pretensione
scultoria fuor di quei limiti che fan loro cornice, il carattere riserbato
loro dall’estetica dell’ornatista ne riesca compiutamente falsato. Foggiati
con una ricercata indipendenza di forme, che nel semplice ornato non si
ritrova, fmiscono col produrre una illusione fallace ed ibrida, come av-
viene di tutto quello che esee dal cerchio delle sue attribuzioni. Inter-
roghiamo pure gli esempi antichi, greci, romani e del risorgimento: e certo
che quegli ornatisti, educati al gusto piü squisito, c’insegneranno sempre
come questo rimanga offeso ognora che e figura ed animali tolgano a re-
citare una parte prineipale nell’economia ornatistica. E a questo mio modo
di giudicare sembrami sia data piena ragione dalle tante eccellenti opere
degli stranieri esposte al palazzo del Prater.