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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 7, Gruppo VIII. - Industria del legno. Id. - scultura in legno. [Gruppo] XIII. - Carozze

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GRUPPO VIII, 
dorati, le ghirlande di fiori, e le mitologiche allegorie di cui traboccavano 
le loro fastose dimore. 
Ora non spiaccia all’ odierno patrizio se io gli domando a quäle in- 
felice contrasto non debba riuscire una siffatta dimora colla sua persona 
miseramente stringata nella democratica giubba alla franeese, non piü 
cireondata dalla oziosa turba dei parassiti, e del gallonato servitorame. 
Alla vita operosa e seria dei tempi nuovi non e rimasta, la Dio merce* 
estranaa quella classe che indebitamente chiamasi ancora aristocratica, e 
dinanzi a queste nuove tendenze, le foggie barocche sono un vero e proprio 
controsenso. Comunque sia, il mio assunto, e questo a me basta, egli e di 
costatare e salutare con lieto animo nella mostra mondiale di Vienna la 
inclinazione generale a für divorzio dal barocco nelle arti ornamentali in 
genere e specialmente nell’intaglio e nell’intarsio applicati ai mobili di 
lusso. 
Senza troppo dilungarmi dalla quistione del barocchismo, mi sia lecito 
invitare i nostri intagliatori a rifletter bene sopra una questione accessoria, 
che alla vista di alcune loro opere esposte a Vienna sembrami debba es- 
sere sollevata dagl’intelligenti. Sta veramente nell’ indole della scultura 
in legno il trattare la figura nelle proporzioni del vero o di poco in- 
feriori al vero ? A me sembra che la risposta negativa abbia per base 
vari argomenti , tutti a mio giudizio di molto peso. ]\on mi cimento in 
una lezione di estetica. Estraneo alla loro bell’arte, espongo ai nostri 
egregi artefiei alcuni dubbi che, percorrendo la nostra galleria industriale, 
mi si presentarono frequenti volte alla mente. 
Io domando dunque a me stesso se la figura umana, i putti e le ca- 
riatidi, se gli animali naturali o fantastici che tanta parte e si bella hanno 
nelle invenzioni deH’ornamento applicato alla mobilia, possano impune- 
mente assumere proporzioni che taccian loro perdere la qualitä di un mero 
accessorio ornamentale. E mi domando ancora se, cosi facendo, riescano 
a conseguire nell’opere loro quei caratteri che propri sono del barocchismo 
anehe allorquando lo stile generale del lavoro gli sia totalmente estraneo. 
In veritä sembrami cha non appena questi oggetti escono con pretensione 
scultoria fuor di quei limiti che fan loro cornice, il carattere riserbato 
loro dall’estetica dell’ornatista ne riesca compiutamente falsato. Foggiati 
con una ricercata indipendenza di forme, che nel semplice ornato non si 
ritrova, fmiscono col produrre una illusione fallace ed ibrida, come av- 
viene di tutto quello che esee dal cerchio delle sue attribuzioni. Inter- 
roghiamo pure gli esempi antichi, greci, romani e del risorgimento: e certo 
che quegli ornatisti, educati al gusto piü squisito, c’insegneranno sempre 
come questo rimanga offeso ognora che e figura ed animali tolgano a re- 
citare una parte prineipale nell’economia ornatistica. E a questo mio modo 
di giudicare sembrami sia data piena ragione dalle tante eccellenti opere 
degli stranieri esposte al palazzo del Prater.
	        
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