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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 8, Gruppo I: Industria mineraria in Italia. - Industria del ferro In Italia. - Montanistica e fucine

6 GRUPPO I. 
pio, gareggiano eolle svedesi e russe nella tcuacitü dei getti per J)ocehe da 
fuoco e simili; i ferri ed acciai di Lovere, Gromo e Carcina sono eccellenti 
e servono per fucili, raolle, fili, chiodi, attrezzi agricoli, ecc. 
E da tentarsi anche fra noi l’introduzione della fabbricazione della ghisa 
adoperando coke estero per aumentare la produzione piü di quanto Io per- 
inettano i eombustibili indigeni U). 
Fabbrirazione clcl ferro. — La ghisa viene afiinata nelle numerose 
piccole oflieine chiamate /iicine diffuse nelle nostre valli. Se mancano in Italia 
quasi completamente quei grandi stabilimenti in cui si concentrano le lavo- 
razioni ed i lavoranti, non e con ciö da credersi che l’industria del ferro 
sia di poco momento. Per l’attitudine delle nostre popolazioni a lavorare il 
ferro in svariatissime forme, siamo in grado, in certe localitä, di sviluppare 
considerevolmente la produzione. D’altra parte la grande suddivisione del 
lavoro in un coll’indole operosa e sobria degli abitanti, che ora sono agri- 
coltori ed ora fabbri, fa si che la manopera a prezzo tenue permetta che, 
anche in condizioni cattive per le materie prime, si possa ciö non pertanto 
reggere all’estera concorrenza in quei prodotti ove il lavoro manuale entra 
per buona parte. L’industria nostra, perche e molto suddivisa, presenta molte 
guarentigic di stabilitä. In essa non si hanno scioperi perche gli operai sono 
tutti piü o meno interessati col proprietario della fucina; non si riscontrano 
quei disastri commerciali provenienti dalle sospensioni di lavoro per arena- 
menti di aflari od altro; sospensioni che avvengono repentine e che colpiscono 
ad un tempo tutti i numerosi operai addetti ad una grande ollicina. La lavo- 
razione, da noi, essendo svariata e ripartita, la sospensione del lavoro non 
avviene rapida e contemporanea per tutti, onde vi e campo ad una graduale 
trasformazione di lavori evitando le crisi. Cosi l’operaio che oggi lavori in 
armi, sospeso tale lavoro, si applicherä domani alla chioderia o ad altro senza 
trovarsi esposto ad inazione forzata. 
Il numero delle fernere (fucine) disseminate nelle valli alpine, in cui si 
aflina la ghisa o si rimpastano i veechi ferri, oppure si trasforma il ferro 
in oggetti vari come chioderie, attrezzi rurali, domestici, per le arti e simili, 
si puö fitenere di circa 200 Nella maggior parte di esse si procede ancora 
col sistema dei bassi fuochi antichi. In alcune si introdussero pure i forni 
contesi, ed in cinque o sei ollicine, che sono le piü important!, si usano i 
riverberi, specialmente a gaz, per la pudellatura e la bollitura del ferro e 
dell’acciaio. ln diverse fernere lombarde poi, come ad esempio in quella di 
Castro del sig. Gregorini ed in quella del sig. Glisenti a Carcina, sono stati 
giä da piü anni introdotti i forni Siemens per la pudellatura del ferro e del- 
l’acciaio, per la bollitura di esso e per la fusione dell’acciaio in crogiuoli. 
Detti forni sono alimentati con gaz di lignite, di torba o di Iegna. 
(1) Sono stati costratti o si stanno erigendo parecchi nuovi alti forni, la cui attivazione rad- 
doppierä in breve rattuale produzione di ghisa. Citeremo 2 alti-forni a Colie d’Elsa, 2 a Piana di 
Vado, presso Cecina, 1 a Talamone, 1 a Terni ed un nuovo alto-forno nella valle di Aosta. Tutti 
questi alti-forni sono destinati a produrre ghisa adoperando carbone vegetale. 
Quando, oltre agli anzidetti, forni sieno pure posti in esercizio quelli che secondo il contraUo 
tra le Finanze cd il senatore Brioschi devono costruirsi nell’isola d’Elba, la produzione indigena 
dl ghisa Sara poco mono di 100,000 tonncllate all’anno.
	        
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