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pio, gareggiano eolle svedesi e russe nella tcuacitü dei getti per J)ocehe da
fuoco e simili; i ferri ed acciai di Lovere, Gromo e Carcina sono eccellenti
e servono per fucili, raolle, fili, chiodi, attrezzi agricoli, ecc.
E da tentarsi anche fra noi l’introduzione della fabbricazione della ghisa
adoperando coke estero per aumentare la produzione piü di quanto Io per-
inettano i eombustibili indigeni U).
Fabbrirazione clcl ferro. — La ghisa viene afiinata nelle numerose
piccole oflieine chiamate /iicine diffuse nelle nostre valli. Se mancano in Italia
quasi completamente quei grandi stabilimenti in cui si concentrano le lavo-
razioni ed i lavoranti, non e con ciö da credersi che l’industria del ferro
sia di poco momento. Per l’attitudine delle nostre popolazioni a lavorare il
ferro in svariatissime forme, siamo in grado, in certe localitä, di sviluppare
considerevolmente la produzione. D’altra parte la grande suddivisione del
lavoro in un coll’indole operosa e sobria degli abitanti, che ora sono agri-
coltori ed ora fabbri, fa si che la manopera a prezzo tenue permetta che,
anche in condizioni cattive per le materie prime, si possa ciö non pertanto
reggere all’estera concorrenza in quei prodotti ove il lavoro manuale entra
per buona parte. L’industria nostra, perche e molto suddivisa, presenta molte
guarentigic di stabilitä. In essa non si hanno scioperi perche gli operai sono
tutti piü o meno interessati col proprietario della fucina; non si riscontrano
quei disastri commerciali provenienti dalle sospensioni di lavoro per arena-
menti di aflari od altro; sospensioni che avvengono repentine e che colpiscono
ad un tempo tutti i numerosi operai addetti ad una grande ollicina. La lavo-
razione, da noi, essendo svariata e ripartita, la sospensione del lavoro non
avviene rapida e contemporanea per tutti, onde vi e campo ad una graduale
trasformazione di lavori evitando le crisi. Cosi l’operaio che oggi lavori in
armi, sospeso tale lavoro, si applicherä domani alla chioderia o ad altro senza
trovarsi esposto ad inazione forzata.
Il numero delle fernere (fucine) disseminate nelle valli alpine, in cui si
aflina la ghisa o si rimpastano i veechi ferri, oppure si trasforma il ferro
in oggetti vari come chioderie, attrezzi rurali, domestici, per le arti e simili,
si puö fitenere di circa 200 Nella maggior parte di esse si procede ancora
col sistema dei bassi fuochi antichi. In alcune si introdussero pure i forni
contesi, ed in cinque o sei ollicine, che sono le piü important!, si usano i
riverberi, specialmente a gaz, per la pudellatura e la bollitura del ferro e
dell’acciaio. ln diverse fernere lombarde poi, come ad esempio in quella di
Castro del sig. Gregorini ed in quella del sig. Glisenti a Carcina, sono stati
giä da piü anni introdotti i forni Siemens per la pudellatura del ferro e del-
l’acciaio, per la bollitura di esso e per la fusione dell’acciaio in crogiuoli.
Detti forni sono alimentati con gaz di lignite, di torba o di Iegna.
(1) Sono stati costratti o si stanno erigendo parecchi nuovi alti forni, la cui attivazione rad-
doppierä in breve rattuale produzione di ghisa. Citeremo 2 alti-forni a Colie d’Elsa, 2 a Piana di
Vado, presso Cecina, 1 a Talamone, 1 a Terni ed un nuovo alto-forno nella valle di Aosta. Tutti
questi alti-forni sono destinati a produrre ghisa adoperando carbone vegetale.
Quando, oltre agli anzidetti, forni sieno pure posti in esercizio quelli che secondo il contraUo
tra le Finanze cd il senatore Brioschi devono costruirsi nell’isola d’Elba, la produzione indigena
dl ghisa Sara poco mono di 100,000 tonncllate all’anno.