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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 8, Gruppo I: Industria mineraria in Italia. - Industria del ferro In Italia. - Montanistica e fucine

GRUPPO I. 
Oueste osservazioni del Parodi, circa la impossibilitä in cui si trova l’in- 
dustria Siciliana di sostenere la concorrenza delle piriti sui mercati esteri 
sono avvalorate dal fatto che il consumo di piriti deve superare la sovrae- 
sposta cifra di 800,000 tonn, poiche la sola Inghilterra ne consumo 551,048 
tonn, nell’anno 1871. Gltre a ciö gl’inglesi trattano per via umida le piriti 
da cui estrassero lo zolfo per mezzo della combustione, cioe le Burnt ores e 
ne ricavano il rame; il residuo di questo trattamcnto e ancora utilizzato 
nelle fernere, talche nell anno 1871 ben 240,000 tonn, di piriti bruciate e 
lavate (Purple ores) furono impiegate nelle fernere inglesi, in sostituzione 
delle ematiti, tanto nella pudellatura del ferro quanto negli alti-forni; 11 
Parodi infine esprimendo la sua opinione sul dazio di esportazione dello zolfo 
crede che non convenga sopprimere una imposta che frutta allo Stato quasi 
due milioni di lire all anno, al momento in cui esso spende parecchie diecine 
di milioni per la costruzione delle ferrovie sicule; l’esercizio delle quali 
darä sui trasporti un economia di oltre due milioni, che andrä interamente 
a profitto dei coltivatori delle solfare e dei negozianti di zolfo. Il Parodi 
esprime in fine la seguente opinione sull’ impiego dei solfuri metallici, in 
vece dello zolfo, per la fabbricazione dei prodotti chimici. 
« E sopratutto l’estrazione delle piccole quantitä di rame contenute nelle 
piriti di ferro che, raddoppiandone quasi il valore, ha permesso la loro estra- 
zione in scala vastissima ed il loro trasporto a grandi distanze, cosa che non 
sarebbe stata concessa dal solo valore dello zolfo che esse rappresentano. 
« L impiego dello zolfo contenuto in quei solfuri metallici, il trattamcnto 
dei quali esige una preventiva torrefazione, potrebbe, in certe condizioni spe- 
ciali, dar luogo alla produzione di masse considerevoli d’acido solforico. Ma 
la sola localitü ove ciö sia da temersi e 1’ Inghilterra, o mcglio il paese di 
Galles, ove si tratta annualmente una quantitä di minerali di rame, che sa 
rebbe capace di produrre l’acido solforico corrispondente a 300 o 350 mila 
quintali di solfo, specialmente dopo le recenti invenzioni di apparecchi atti 
alla combustione dei minerali in polvere finissima. Assai meno temibile pare 
la concorrenza della blenda e punto quella della galena. 
« La rigenerazione dello zolfo contenuto nei residui della soda grezza, il 
quäle, dopo aver servito alla fabbricazione dell’acido solforico, sarebbe cosi 
messo in eommercio allo stato libero, ad un prezzo inferiore a quello che vi 
avrebbe lo zolfo di Sicilia anche dopo la sperata diminuzione, e un fatto di 
cui dobbiamo preoccuparci. Sebbene il parere degli industriali sul merito di 
questo nuoYo procedimento sia ancora molto discorde, pure e un fatto inne- 
gabile che il numero delle manifatture che lo applicano va crescendo, e che 
esso olfie un modo utilissimo di sbarazzarsi della grande quantitä d’acido 
cloridrico, a cui dä luogo la fabbricazione del solfato di soda, quantitä che 
non sarebbe assorbita per intcro dalla preparazione delle polveri disinfettanti. 
Il procedimento di rigenerazione, universalmente applicato in Europa, po 
trebbe dare oltre ad un milione di quintali di zolfo al prezzo di 12 lire al 
quintale. 
« Poca importanza pratica hanno invece finora, al punto di vista della 
nostra questione, tutti i nuovi metodi proposti per fabbricare i sali di soda
	        
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