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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 8, Gruppo I: Industria mineraria in Italia. - Industria del ferro In Italia. - Montanistica e fucine

IIVDUSTRIA DEL, FERRO. 83 
Riguardo ai forni per la produzione del coke, sembrano prevalere quell) 
veechi chiamati Appolt dal nome dcgl’ inventori, quando si dispone di litan- 
trace un po’ magro, cd i forni Coppee nel caso in cui si disponga di litan 
trace grasso. 
Prendcndo a considerare i combustibili vegetali, ricorderö che si e lunga- 
mente agitata la questione se convenga adoperarli crudi, o torrefatti, o carho- 
nizzati. Si feeero molti esperimenti, e generalmente si tornö all’ uso di legno 
carbonizzato. E facile rendersi ragione dei niotivi che possono indurre in ogni 
caso particolare all’uso di legne o crude o piü o meno carbonizzate. fi d’uopo 
in fatti considerare da un lato che il solo carbone contenuto nel combustibile 
giova nell’alto forno, e che l’acqua contenuta nella legna, raffreddando la parte 
supcriore dell’alto forno, la rende inerte c di piü rende meno etlicaci alla com- 
bustione i gas procedenti dall’alto forno stesso; da un altro lato si deve riflet- 
tere che l’uso di legno non completamente carbonizzato presenta il mezzo di 
utilizzare tutlo il carbone contenuto nel legno medesimo, Iaddove col sistema 
di carbonizzazionein foreste si sperpera persino il 50 per cento di tale car 
bone. Onde si puö concludere che vi sarä vantaggio ad adottare legno es- 
siccato, ovvero incompletamente carbonizzato, ogni volta che le spese di tras- 
porto dalle foreste al forno sieno ristrette entro limiti facilmente calcolabili, 
e che in tale caso e conveniente alzare l’alto forno di circa 3 metri, se si 
vuole conseguire tutto il risparmio di combustibile dipendente dalla sostitu- 
zione del legno al carbone. A Rohnitz in Ungheria, I’impiego del legno essic- 
cato in apposite stufe ha permesso di fondere 100 chilogrammi di ghisa, pro- 
cedente da minerali a 28 per cento di ferro, consumando una quantitä di 
legno corrispondente a 159 chilogrammi di carbone, Iaddove, quando s’im- 
piegava carbone, il consumo era di 194 chilogrammi. Onde, in conclusione, 
non vi e mai tornaconto nell’impiego di legno umido, e vi puö essere in 
talune localitä nn benelizio notevole nell’ uso di legno essiecato a seconda 
delle circostanze locali rispetto ai trasporti dalla foresta alla bocca del 
l’alto forno. 
Prima di passare ad altro argomento, dirö ancora rispetto ai letli di fu- l« 
sione che, date buone materie prime, come quelle che abbondano in Italia. 
non e sempre facile ottenerne buoni prodotti. E vediamo in fatti che si pro- 
ducono ghise poco atte ai getti con minerali essenzialmente buoni per ghise 
da getti e per ghisa da Bessemer come sono gli oligisti dell’Elba, e vediamo 
che in qualche forno di Lombardia si produce ghisa scadente con minerali 
ottimi. Ciö dipende unicamente dai letti di fusione, i quali sono adottati spesse 
volte a caso in vece di essere calcolati prendcndo per base gli elementi chi- 
mici che entrano a comporre le materie caricate nel forno. Con un buon 
letto di fusione e con un forno ben costrutto si e sempre certi di produrre 
buone ghise da getti o da Bessemer con minerali privi di fosforo e non con- 
tenenti un eccesso di manganese, come pure di produrre ghise ottime per ferri 
cd acciaj adoperando ghise manganesifere. Le analisi chimiche cd i letti di 
fusione riferiti nella presente relazione possono giovare al calcolo delle propor 
zioni da adottarsi, quando si regoli la quantitä di combustibile per modo che 
il massimo consumo corrisponda alle ghise piü calde o carburate, sieno essu. 
da Bessemer se grigie, o speculari se bianche.
	        
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