LE ART! DEI CULTI. 3
rale analoga e un cullö rassomigliante: il monoteismo e proprio dell infanzia
del cuore, quando l’universale armonia, benefica, terribile e fatale» e snfiiciente
al vergine sentimento della gratitudine, della speranza e del timore: quando
la coscienza deH’impotenza umana, produce spontanea quella della onnipotenza
divina, che tutto invade e circonda, e si sente maestosa nella magnificenza
delle foreste, nelle immensitä dei mari, nella solitudine dei campi. — Elai'm,
Brama, Osiride, Giove, Ormuz, Odino, nomi diversi espriinenti una sola idea
e un sentimento solo, furono primitivamente eguahnente adorati e cantati da
lütte le voci della natura; ne l’uomo usö verso il Creatore altro atto che il
profumo dei vergini sacrißcj: il culto propriamente detto, con tempj e sacer-
doti e rili, e la conseguenza, e data dalla decomposizione della idea monotei-
sta, semplice e perfetta; dalla distinzione, nell’ordine fisico della produzione e
della distruzione, e nell’ordine morale, dell’amore e dellodio, della veritä e
dell’errore, in poche parole del bene e del male. — Il dualismo, incarnato
nella uraanitä in Abele e Caino, si rillesse nella divinitä, in India con Brama
e Moissaspur, in Persia con Ormuz e Ariman, in Egitto con Osiride e Tifone.
Allora i due principj sono in presenza, le due forze sono in lotta, in Iotta ad
armi pari, l’umanitä insufiiciente a mantenersi il bene e a vincere il male, e
testimone della perpetua vicenda fra loro, cerca una o pitt forze mediatrici e
conciliatrici, e forse sulla eco tioca di responsi remotissimi, antecedenti a ira-
mensi rivolgimenti, divinizza ancora e compone la Trimurti indiana di Brama,
Shiva e Yisnü; la egiziana d’Iside, Osiride e Oro; la persiana di Ormuz,
Ariman e Mitras; la greca dei tre figli di Saturno, Giove, Nettuno e Plutone,
e poi quella un po’ diversa e men misteriosa, del nordico Odino, che sta in
ciclo colla donna Freja che contiene la Terra e del figlio Thor che percorre
lo spazio. v
Allora il politeismo e nato, la forma del culto inevitabile, il rito una ne-
cessitä: gli atti dell’uomo verso Dio devono essere certi, determinati, rispon-
denti al fine, interpreti specialmente del pensiero e dello alfetto che gli detta.
L’immenso e incomprensibile Dio, triplicato impiccolisce: pel culto Esso si
ravvicina, ascolta, favella ; a Lui col rito si domanda e si ottiene; col rito si
amica e si scongiura; col rito si muove la pietä e la vendetta; col rito s’esalta
la gioia, e si allevia il dolore.
Allora i fenoraeni piii naturali divengono linguaggio divino, ma che solo
pochi privilegiati e sapienli possono interpretare, e ciascun agente del mondo
lisico, una emanazione della divinitä: quest’ordine ideale ha per naturale por-
tato il panteismo, concetto tutt’altro che moderno, ma compenetrato con quello,
al tempo stesso sempre infantile e sempre decrepito, del politeismo. — Leggesi
neU’Indico Bhagarat-Gita: « La materia non e che una modificazione di Dio,
ma se le mutazioni della materia sono in lui, egli non e in esse e riman
sempre immulabile. — A guisa dell’aria che penetra per tutto, senza esser mai
confusa, Brama riempie tutto, senza patir mai nulla da questa operazione de-
gli elementi fermentati. » Per il quäle concetto la divinitä multipla, divenuta
accessibile e alla buona, si circonda di esseri geniali, santi, angelici, eroici,
esprimenli un milo e raffigurati con un simbolo, e nelle vicende loro traman-
dati dalla leggcnda. — E per tal modo i mit! divengono innumerevoli c mr=