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la fabbricazione di questo cemento , colle materie che sono proprie di quella
contrada. _
Presa in considerazione soltanto la originalitä della collezione, fu distmta
col Diploma di ricognizione.
II Kosa (recipiente per l’acqua santa), il Kusi (utensile per aspergere nel
Kosa gli idoli), il Tat (tripode sul quäle l’idolo e collocato per essere asperso),
il Puspopatm (coppa per tenervi i fiori), il Kunda (recipiente per le acque Of
ferte agli idoli), il Padmasan (il celebre Loto) sono gli utensili del culto di
Brama° — Essi sono obbligatoriamente, o di rame, o di legno di fico: ma nel
prirao caso essi sono a graffilo o, come suol dirsi, damascati, e la eleganza del
disegno meritö a quelli del paese di Ilowrah la Medaglia del buon gusto.
Tanlo aveva fatto a Yienna il diligente Comitato del Bengala: ma il sa-
piente Commissariato deli’Impero Giapponese, sviluppo ben altrimenti elo
quente aveva dato alla propria esposizione delle Arti dei Culti.
E giä detto in questa relazione come il procedimento del pensiero religioso,
da monoteista a politeista, e da questo a quello, fosse ammirabile nel culto
del quäle si tratta, e ciö si deve alla grande rivoluzione sociale avvenuta al
Giappone nel 1871. — Non sia inutile riepilogarla brevissimamente.
Era il Mikado il supremo capo di un culto remoto, che la totalitä delle
classi inferiori non professava piü, come che seguaci del Buddismo Chinese,
colle dottrine e modulitä di Confucio: essendo il Governo temporale esercitato
dai Taykoum, ne derivava che quella Dignitä Imperiale, discendente da una
dinaslia di ventisei secoli, era esautorata di ogni forza materiale, e di ogni
venerazione spirituale. Quando il giovane Jlikado, con un coraggio del quäle
nessuna istoria narra l’eguale, sull'appoggio e col concorso delle dodici classi
dei Samoirjos, ha abolita la podestä di Taykoum, ritirato alle centottantaquattro
dinastie di Damojrios il feudo delle provincie, afl'rancato ogni loro diritlo col-
l’assegnazione fissa del dieci per cento del tributo fondiario della rispettiva
provincia, riformati gli ordini civili, svincolato il commercio, aperto Y Impero,
ha dovuto anco abolire di un tratto, il culto che non era il suo e ripristiuare
obbligatoriamente quello del quäle esso e Pontefice, ed in virtu ed in nome
del quäle, trasformava ogni cosa. — Cosi inibito il Buddismo, le sue dottrine,
i suoi precetti, le sue cerimonie, e per non lasciare neppure la voglia di re-
staurarlo, distrutte le sue Pagode, meno sette; sette sole conservate come mo-
numenti di storia, d’archeologia e d’arte. —Ma anche del culto ripristinato,
rinnovellato il concetto e la formola.
Dicono le storie Giapponesi che le Dottrine di Confucio vi fossero recate
col libro Lun Yu, sotto il regno del decimosesto imperatore della presente
dinastia, l’anno 285 de 11’era volgare, e che poi sotto il regno del trentesimo
imperatore, nel 552, il Buddismo divenisse dominante: prima di ciö Shinto,
non Dio, ma uomo espressamente mandato dal cielo per governare il Giap
pone, e per conseguenza fondatore della dinastia Imperiale, unica divinitä na-
zionale: probabilmente fondendosi nel buio dei tempi coli idea piimitiva di
Brama.
E tutta la legge di Shinto riassunta in tre articoli, e al popolo Giappo-
ciese imposti per religione, questi soli: la letterale traduzione dei quali, io