LE ART! DE! ClILTI.
II
Niccola a Ardgeche, di S. Deiuetrio a Craiova, di Sarindar a Bukarest, e delle
molte del Monastero sul Monte Athos, e rimaslo intatto il primo concetto e la
forma prima: poche, isolate e colossali le immagini, scarsi gli accessorii, e
larghi gli ornamenli nei mosaici, riprodotti primieramente in Italia da lacopo
Frate da Torrita nei paesi miei; ed ora egregiamente imitati nella fabbrica
Vaticana, ed in quella di Antonio Salviati di Venezia. Intorno a questa io mi
riporterö a quanto ne scrissi nei -1861 per l’Esposizione Nazionale, che ebbe
luogo in Firenze, e le sue opere nella cappella di AVoolsey a Windsor, nella
cattedrale di S. Paolo, nell’abbazia di Westminster, nei museo di Kensington,
in S. Marco a Venezia, nei mausoieo di Galla Placidia in Ravenna, nei palazzo
del Parlamento a Londra, nella chiesa di Erfurt, nei castello di Marienburg5
sono troppo note e visibili ed omai famose: un solo paese per ora ne manca’
fuori di Venezia, T Italia. — Ma il Salviati ha perfezionata Parte musiva ren-
dendo in essa possibile la divisione e suddivisione del lavoro, per cui di fronte
ad un grande disegno delP opera che si deve eseguire, slavvene un altro alla
rovescia, e spezzato in molte parti: ognuna di queste e affidata ad un mosai-
cista, che la eseguisce sopra un cemento, per ricomporre poi colle varie parti
il tutto: cosi egli puö aceettare vaste commissioni dai piü lontani paesi, ed
egregiamente eseguirle in Venezia, ed eseguite, spedirle al loro piü lontano
destino, in un quarto del tempo che impiegavano gli antichi. — Per il che
aggiudicammo a lui per i mosaici la Medaglia del progresso, in anticipazionc
di quel piü alto segno d’ onore, del quäle per tutta questa manifattura, parlerö
in seguito.
La ben nota fabbrica Vaticana, certo non esponeva lavori tali quali sono
la Trasfigurazione, e la Comunione di S. Gerolamo, ma dei Medaglioni di
fedele maniera bizanlina, pei quali ebbe la Medaglia di merito.
Fui dolente di non trovare a Vienna gli interessanti e delicati lavori in
legno a traforo dei Monaci del Monte Athos, e in specie quelli del pazientis-
simo monaco Agatangelo, che pare bizantino lui stesso: pure le Iconi S/xsot,
erano abbastanza bene esposte dall’Andronieus di Atene, il quäle insieme al
Canalis di Corfü, per uno di quei Tabernacoli in legno usati nei venerdi santo>
che i Greci chiamano ’2ni-xpicv epitaffio, ebbe la Medaglia del merito.
Chiunque abbia visitata anche brevemente la vaga Corfü, sarä entrato in
una di quelle botteghe di oggetti di argento albanesi: sono Reliquiarl da por-
tare ad armacollo, ovvero capsule per la miccia, ma colla Madonna; 0 fermagli
da mantello o da cintura, ma col presepio; o foderi da pugnale 0 da pistola,
ma colla Sacra Famiglia; o corni da polvere entro le ali di argento di un
Cherubino. — Per essi ottenne il Diploma di riconoscimento l’espositore Jorgy,
Benemeriti dell’Esposizione a noi apparvero, e come tali col Diploma stesso
riconoscemmo, i Governi Turchi di Sivas e di Koutaih nell’Asia Minore, per
1’esposizione di quei vestiari monastici, e di quelle stofTe che si fabbricano nei
loro conventi dai monaci armeni. — Essi sono un miscuglio di seta di boz-
zolo sfarfallato, cotone, lino, e canapa, generalmenle a righe, di colori non
troppo vivaci, ma che possono lavarsi e rilavarsi per ben molti anni continua
mente. — Queste Stoffe sono l’unico Studio, l’unico lavoro, e l’unico pane:
di quei monaci: generalmente non sanno leggere, ma sanno iilare e tessere,