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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 9, Gruppo XXII. - Musei industriali. [Gruppo] XXIII. - Arti dei culti

LE ART! DE! ClILTI. 
II 
Niccola a Ardgeche, di S. Deiuetrio a Craiova, di Sarindar a Bukarest, e delle 
molte del Monastero sul Monte Athos, e rimaslo intatto il primo concetto e la 
forma prima: poche, isolate e colossali le immagini, scarsi gli accessorii, e 
larghi gli ornamenli nei mosaici, riprodotti primieramente in Italia da lacopo 
Frate da Torrita nei paesi miei; ed ora egregiamente imitati nella fabbrica 
Vaticana, ed in quella di Antonio Salviati di Venezia. Intorno a questa io mi 
riporterö a quanto ne scrissi nei -1861 per l’Esposizione Nazionale, che ebbe 
luogo in Firenze, e le sue opere nella cappella di AVoolsey a Windsor, nella 
cattedrale di S. Paolo, nell’abbazia di Westminster, nei museo di Kensington, 
in S. Marco a Venezia, nei mausoieo di Galla Placidia in Ravenna, nei palazzo 
del Parlamento a Londra, nella chiesa di Erfurt, nei castello di Marienburg5 
sono troppo note e visibili ed omai famose: un solo paese per ora ne manca’ 
fuori di Venezia, T Italia. — Ma il Salviati ha perfezionata Parte musiva ren- 
dendo in essa possibile la divisione e suddivisione del lavoro, per cui di fronte 
ad un grande disegno delP opera che si deve eseguire, slavvene un altro alla 
rovescia, e spezzato in molte parti: ognuna di queste e affidata ad un mosai- 
cista, che la eseguisce sopra un cemento, per ricomporre poi colle varie parti 
il tutto: cosi egli puö aceettare vaste commissioni dai piü lontani paesi, ed 
egregiamente eseguirle in Venezia, ed eseguite, spedirle al loro piü lontano 
destino, in un quarto del tempo che impiegavano gli antichi. — Per il che 
aggiudicammo a lui per i mosaici la Medaglia del progresso, in anticipazionc 
di quel piü alto segno d’ onore, del quäle per tutta questa manifattura, parlerö 
in seguito. 
La ben nota fabbrica Vaticana, certo non esponeva lavori tali quali sono 
la Trasfigurazione, e la Comunione di S. Gerolamo, ma dei Medaglioni di 
fedele maniera bizanlina, pei quali ebbe la Medaglia di merito. 
Fui dolente di non trovare a Vienna gli interessanti e delicati lavori in 
legno a traforo dei Monaci del Monte Athos, e in specie quelli del pazientis- 
simo monaco Agatangelo, che pare bizantino lui stesso: pure le Iconi S/xsot, 
erano abbastanza bene esposte dall’Andronieus di Atene, il quäle insieme al 
Canalis di Corfü, per uno di quei Tabernacoli in legno usati nei venerdi santo> 
che i Greci chiamano ’2ni-xpicv epitaffio, ebbe la Medaglia del merito. 
Chiunque abbia visitata anche brevemente la vaga Corfü, sarä entrato in 
una di quelle botteghe di oggetti di argento albanesi: sono Reliquiarl da por- 
tare ad armacollo, ovvero capsule per la miccia, ma colla Madonna; 0 fermagli 
da mantello o da cintura, ma col presepio; o foderi da pugnale 0 da pistola, 
ma colla Sacra Famiglia; o corni da polvere entro le ali di argento di un 
Cherubino. — Per essi ottenne il Diploma di riconoscimento l’espositore Jorgy, 
Benemeriti dell’Esposizione a noi apparvero, e come tali col Diploma stesso 
riconoscemmo, i Governi Turchi di Sivas e di Koutaih nell’Asia Minore, per 
1’esposizione di quei vestiari monastici, e di quelle stofTe che si fabbricano nei 
loro conventi dai monaci armeni. — Essi sono un miscuglio di seta di boz- 
zolo sfarfallato, cotone, lino, e canapa, generalmenle a righe, di colori non 
troppo vivaci, ma che possono lavarsi e rilavarsi per ben molti anni continua 
mente. — Queste Stoffe sono l’unico Studio, l’unico lavoro, e l’unico pane: 
di quei monaci: generalmente non sanno leggere, ma sanno iilare e tessere,
	        
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