LE ARTI DEI CULTI. t"
La maniera che giü e intitolala romana-papale, e fra lulle quelle del-
l’Arte cristiana la piii recente: poiche essa data soltanto dalla metä del XVI
secolo. Prima di quell’epoca in veritä non potrebbe dirsi che arte romana cri-
stiana sia esistita mai: imperocche i monumenti piü vetusti del crislianesimo
in Roma, quali puö dirsi unicamente sieno S. Lorenzo e S. Clemente, non sono
che un’amalgama dello Stile bizantino col romano pagano, o per meglio dire
sono monumenti nei quali l’arte bizantina e venuta a dare significato e colore
cristiano all’ arte e alla tradizione pagana, o almeno ai cimelj del paganesimo,
per le nuove chiese adoprati: e certo preziosi sono quei due monumenti, ai
quali non e accaduto quello che poi e accaduto a tutti gli altri in Roma, cioe
che il grandioso e poi il barocco, abbiano affogato paganesimo e cristianesimo
insieme. — Ma pure non puö disconoscersi che l’arte italiana del XVI secolo,
espressione di un’ amalgama fra la greca e la germanica, non abbia avuto poi
una fisonomia tutta propria e magnifica in Roma, nella seconda maniera di
Rafl’aello e nei prodigi di Michelangelo. Qual sia 1’ ideale di quella maniera
mal potrebbe defmirsi, seppure non possa trovarsi nella immensa potenza,
estensione ed autoritä del culto cattolico, al quäle essa era destinata: culto il
quäle appunto intorno alla metä del XVI secolo, per la sua unitä, per il quasi
esclusivo dominio sui popoli civili e supremazia nelle faccende pubbliche di
tutto il mondo, pote comparire, anco agli animi piü amanti o piü fieri, come
quelli del Sanzio e del Buonarroti, qualche cosa di talmente grande e fatale ,
da legittimare omai forme ampie o splendide, anco ove l’intimo senso era di
per se stesso puro e devoto. — Insorama da Michelangelo in poi, pare che
1’autoritä e la riverenza della tiara e la stessa materiale sua forma, abbiano
davvero dominata tutta l’arte in Roma.
Cosi devono considerarsi come appartenenti alla maniera romana-papale, le
fusioni del Durenne, le quali copiano statue, altari, tabernacoli e arredi, delle
insigni chiese moderne, per riprodurle nelle nuove e minori. Quelle fusioni
sono eccellenti e si eseguiscono in tre opifici con 800 operai, ed un capitale
circolante di lire 3,500,000. Egualmente nella stessa categoria era pregevole la
fabbricazione degli indumenti da chiesa del lvostner di Vienna, manifatluriere
in grande, che al buon disegno preferisce il ricco ornato e le Stoffe, e i ri-
cami di lusso e pesanti: il tutto perö ineccezionabilmente eseguito, onde ha
uno spaccio annuo di L. 360,000. E furono come egregi industriali l’uno e
l’altro premiati.
Nessun culto piü di questo, nei rito cattolico, meglio si presta agli oggetti
minuti: i tabernacoli, le immaginette, lemedaglie, i rosari, gli scapulari per
mille usi, di mille forme, per mille minuti piaceri della devozione in detta-
glio. — Come industria, e lino ad un certo punto come arte in tanti lavoretti
di argento, di avorio, d’agata, d’onice, di lapislazzoli, di madreperla, di pasti-
glie vetrate, varie fabbricazioni tutte francesi, erano rimarchevoli e di non
poca importanza commerciale, poiche la Francia le sparge per tutto il mondo. —
Per tutte premiammo colla medaglia del buon gusto le ditte Meurice Delau-
nay e Mazayer Poendron, perche a dir vero nei loro genere tutti i prodotti
di esse erano di gusto squisito.
La prima di esse vi occupa 200 operai ad un salario di 3 e 4 franehi al
giorno, e lire 700,000 di circolazione, la seconda 120, e I,. 500,000.
Esposizione Univers. 1S73 — Oruppo XXIII.