18 GRUPPO XXIII.
L una e l’altra usano una forza motrice a vapore per il taglio e la torni-
tura delle pietre, hanno le presse idrauliche per l’impressione delle medaglie
ed altri minuti ornamenti. — La esportazione del loro prodotto nell’ America
meridionale e importanlissima.
ISoterö ancora come in questo culto e in queslo stile, ottenessero Diploma
di riconoscimento l’Istituto dei poveri orfani di Bergamo diretto dal sacerdote
Salvi per una croce a tarsia, e il Rossi di Meldola in provineia di Forli, per
un calice d’argenlo.
Oulto Maomettauo.
— Grande e Dio e buono il mo Profeta — strillano in coro i Derwisch,
urlnnli e ondulanti, che hanno la moschea Mesdjid principale in Scutari: que
sta formula compendia mirabilmente il concetto deU’Islamismo: Dio e grande,
e basta; il Profeta e buono, e tutto. — Monoteista superlativamente, questo
culto deve necessariamente essere poverissimo di forme estrinseche. — Il tem-
pio, non e per Maometto, che non e Dio, ma Profeta; ma per quel Dio col
quäle l’uomo non ha rapporti, se non per l’intermediario del Profeta; il quäle
e immo, sovrano; guerriero, conquistatore, legislatore e giudice. Il culto perciö
e 1 osservanza di una legge umana, che solo e divina, in quanto e sovrumana-
mente conosciuta dall’unico Profeta; il lempio perciö, meno che un tempio, e
una scuola, l’altare, men che un altare, e una cattedra. e questa scuola e que-
sta cattedra sono connesse coll’impero. L’ architettura araba e tutta quanta
1’eloquente parola di questa fede: la cupola eil diadema, il minarel lo scettro,
la cattedra il trono. Cosi essa deve considerarsi sotto il punto di vista di que
sta significazione, la quäle verrebbe meno ove le di lei sagome se ne allon-
tanassero. — Tanlo fedele e felice pertanto, parve a noi il disegno della mo
schea Mesdjid ediiicata dal sovrano di Egitto nel parco, tanto ammirabile l’e-
secuzioue in tutti gli accessori suoi, che non esitando un momento a giu-
dicarla un vero modeilo d’architettura araba, decretammo il Gran Diploma
d’onore; il quäle non potendo conseguirsi dall’erede dei Faraoni, comeescluso
dal regolamento Imperiale per la sua regia personalitä, di gran cuore attri-
buimmo all architetto alla Corte egiziana Schmoranz, viennese, autore deil’e-
dificio.
Non avendo cerimonie, tulto essendo la preghiera, sola disciplina Pabluzione,
non possono esservi sacri arredi: l’unico, e non e sacro, che nelle moschee si
adopra, e 1 aspersorio per 1 acqua di rose onde profumarsi entrando: di qucsti
l’Agiram di Damasco ne esponeva di argento in filigrana di grazioso gusto, e
furono per tali premiati: un completo vestiario da Derwisch, non di quelli che
urlano, ma di quelli che piroettano, era esposto dal Governo di Stamboul, pre-
gevole per la stolfa di lana, soffice e leggera.