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Metadaten: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 9, Gruppo XXII. - Musei industriali. [Gruppo] XXIII. - Arti dei culti

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di istromenli nuovi, mette a contribuzione lulle Ie forze della natura per 
farla trionfare della materia. Ma eiö non basta; la materia per essere appro- 
priata ai nostri bisogni deve riceverc una forma, e questa, per essere gra- 
dita o ricercafa, e necessario cbe suddisli a quel sentimento del bello che co- 
munque informato dalla condizioni naturali di diversi paesi a diversi tipi, pure 
e inerente all’ uomo come il sentimento del vero e del giusto. La perfezione 
tecniea perciö nei prodotli industriali non puü il piü spesso scompagnarsi dal- 
l’elemento estetico, e spesso avviene che questo acquisti la prevalenza, od 
eclissando i meriti materiali del prodotlo, o mascherandone i difelti. Non v’ ha 
industria che non cerchi un appoggio piü o meno diretto alla scienza, pochis- 
sime quelle in cui la produzione artistica non sia base indispensabile della 
produzione manifatturiera. 
Mentre la Francia che, come giä si disse nella introduzione, aveva appreso 
«lall’ arte italiana e dai suoi celebri artisti il gusto dell’applicazione dell’arte 
alla industria, signoreggiava coi prodotti delle proprie industrie su tutti i 
mercati; ringbilterra e la Germania avvertirono la necessitä di migliorare il 
gusto nel disegno e nei colori dei loro tessuti, nelle forme e nella ornamenta- 
zione dei loro prodotti onde renderli meglio ricercati. 
Appunto nell’esposizione universale di Londra del 1851 fu constatato colla 
evidenza del confronto come nei prodotti industriali dell’ Inghilterra, di una 
insuperabile perfezione dal punto di vista tecnico, facesse specialmente difetlo 
il gusto artistico. La sezione Britannica occupava quasi la metä del famoso 
palazzo di cristallo, e in questa esuberante massa di oggetti non pote a meno 
di saltare agli occhi degli stessi Inglesi la monotonia delle forme e del disegno 
nelle sue produzioni manifatturiere, l’assenza di gusto e le insipide eombina- 
zioni di colori, spesso una povertä di ornamentazione conlinante colla secchezza, 
tal altra fiata una sovrapposizione eccessiva di decorazioni e di ligure da dis- 
gradarne il piü mostruoso barocco. La superioritä artistica nei prodotti del- 
1' industria francese faceva troppo risaltare la debolezza sotto questo punto di 
vista della sua antiea rivale. A tale confronto l’opinione pubblica inglese si 
scosse, e si diffuse ben presto il sentimento della necessitä di niisure radicali 
per applieare all’industria manifatturiera gli insegnamenti dell’arte. Alla voce 
popolare rispose il Governo, e da ambe le parti questa intrapresa fu prose- 
guita con tanta energia da lasciar dubbio a quäle di esse sia dovuto il maggior 
merito dell’iniziativa. 
11 defunlo sposo della Regina, il Principe Alberto, si mise con zelo esem- 
plare alla testa dei promotori della riforma; il Parlamento, senza tcner conto 
di spese, approvö tutti i piani che gli furono proposti dal Ministero, ed i sa- 
crilici che caricarono il tesoro dello Stato trovarono un potente ausiliare nel 
concorso che presto loro il pubblico di Londra e in quello degli altri centri 
industriali del Regno Unito. ln tutto ciü gli Inglesi, dominati dal loro sensu 
pratico, non furono tanto guidati dall’ amor puro dell’arte quanto dal calcolu 
mercantile. Riconobbero la loro debolezza sul mercato universale nel gusto dei 
prodotti, l’atlribuirono al difetto «li sviluppo delle facoltä artistiche nelle classi 
operaje e s’avviarono direttainente e senza ambiguitä allo scopo, medianle un 
nuovo e eompleto sistema di educazione artistica.
	        
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