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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 9, Gruppo XXII. - Musei industriali. [Gruppo] XXIII. - Arti dei culti

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comp'etarsi. L’ Europa fino ad un cerlo tempo non ebbe lo sguardo verso la 
Russia che come ad un paese caratterizzato dal clima difiicile, dalle popolazionb 
molto legate al suolo e dal Governo autocratico che poteva solo sviluppare masse 
immense per i suoi fini politici od amministrativi. Ma ne durezze di climi, ne 
consuetudini popolari o tradizionalmente provenute, od originariamente create 
da condizioni natnrali e sociali, od imposte da soverchianza di forze, non furono 
mai un ostacolo invincibile allo sviluppo delle facoltä artistiche non solo delle 
classi educate, ma anche del popolo. Non si ha che ad interrogare la storia e 
la risposta viene conforme a questa osservazione.— Subiscono i tipi l’influenza 
delle condizioni di vita tisica e sociale e dell’abitudine a forme tradizionalmente 
trasmesse e conservate, o per attaccaraento alle consuetudini nazionali, o per 
rilo; ma il senso del gusto che domina in ogni gente, prende da queste stesse 
circostanze un carattere proprio ed originale. — Nel lavoro incolto del paesano 
russo l’archeologo'o l’etnografo scoprirebhero senza dubbio tracce dello stile 
bizantino ed orientale, e ne troverebbero indubbiamente la spiegazione nell’in- 
fluenza esercitata anticamente su quelle popolazioni dalle loro relazioni diu- 
turne coi Greci del basso irnpero da cui presero la religione, e coi popoli di 
origine orientale, un di oppressori oggi pacifici concittadini. Perö a chi ben 
riguardasse verrebbe fatto di trovare non tutto imitazione, ma qualche indizio 
allresi di originalitä propria ai Russi. 
Nell’Annesso russo all'Esposizione mondiale del 1867 a Parigi ed in qualche 
parte dei prodotti esposti si riscontravano forme graziöse, aggradcvoli all’ oc- 
chio, non sprovviste di gusto, come si incontrano nelle famiglie popolane di 
quei paesi; ma che attestavano una indipendenza di gusto affatto particolare, 
che non ha niente di comune coli’industria delTEuropa contemporaneaj ciö perö 
per quei prodotti rispetlo ai quali, non essendo gründe il valore della materia, 
non si pensava alle esigenze dei mercati esteri e si interrrogava piü sponta- 
neamente il gusto nazionale. 1 prodotti piü brillant! invece, confezionali con 
materiali preziosi, non riproducevano quasi che gli stili dell’Occidente. Tale cir- 
costanza verifieossi non solo nel 1867 a Parigi, ma altresi nelle esposizioni pre- 
cedenti del 1851 e 1862. Perö e molto importante il modo con cui si pro- 
nuncia sull’ arte russa il marchese Delaborde nel suo dotto iapporto sugli 
oggetti d’arte all' esposizione di Londra del 1851. Egli censura T ardore con 
cui le classi superiori in Russia s’affaticavano a spegncre ogni gusto nazionale, 
che consideravano come un avanzo di barbarie, per seguire il carro della moda 
occidentale, mascherandosi della Iarva di un’alta civilia e sotfocando cosi ogni 
spontaneitä di gusto sotto il servilismo della imitazione. 
« Evidentemente, dice il marchese Delaborde, il Governo fa falsa strada. 
Invece di tendere l’oechio lä dove viene la luce, si volge alle nebbie dell’oc- 
cidente; invece di mettersi alla testa della civiltä asiatica, si mette alla coda 
delle scuole e delle fabbriche d’Europa. 
« Non e verso la imitazione dei prodotti, piü o meno buoni, della industria 
europea che bisogna spingere l’induslria ru<sa: ma verso lo sviluppo delle sue 
qualitä nazionali, della sua originalitä artistica e di quella tendenza ben distinta 
che essa sente verso le tradizioni orientali, tendenza feconda, a cui giä deve 
la curiosa architettura del Kremlino, la sua bella oriticeria, le sue stotfe son-
	        
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