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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 15, Gruppo II. - Matiere tessili. - Piante oleifere. Gruppo IV. - Olii commestibili

OLII COMMESTIBILI. 
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olio, sono la Siria, la Romelia, l’Albania e le isole di Candia, di Cipro, 
di Metelino, di Samo e di Rodi. Pel gusto e l’odore, questi olii non po- 
trebbero considerarsi commestibili. La ragione del pessimo prodottoeuna 
sola : la mancanza assoluta dei nuovi metodi di fabbricazione, mancanza 
dovuta in parte all’inerzia e all’ignoranza, e in parte a un sistema tutto 
musulmano, che hanno laggiü di riscuotere 1’ imposta fondiaria. Gl’ in- 
digeni lasciano le olive, cadute giä dall’albero, ammucchiate in luoghi chiusi, 
perche i gabellieri, che devono determinare la tassa dovuta al fisco, esigono 
dai proprietarii che aspettino il loro passaggio per verificare insieme la 
quantitä del frutto. I proprietarii dal canto loro, durante il lungo periodo 
di aspettazione, aspergono le olive di sale da cucina, e il sale agevola il 
ribollimento e la purgazione del frutto, e rende l’olio putrido, rancido, di 
color verdebruno e solamente atto alla fabbricazione del sapone. Quelio, 
che non e consumato in Turchia, e esportato nelle manifatture di sapone 
di Europa e particolarmente di Marsiglia (*). Per trovare gli olii di Grecia 
non ci volle poco: una ventina di bottiglie di brutta forma, idropiche, sudicie, 
perche l’olio ne trasudava fuori. Del resto, se la Grecia e un tantino in- 
nanzi alla Turchia, non merita per questo che se ne faccia una consi- 
derazione speciale. 
Gli olii del Trentino sono certamente migliori degli olii del Levante. 
Ne trovammo alcuni di buona qualitä, e furono quelli esposti dal Con- 
sorzio Agrario del Trentino; ma generalmente gli olii di Trento e della 
volle superiore dell’Adige sono appena da paragonare agli olii mediocri 
dell’ltalia meridionale. Il signor Warhanek ci dette alcuni schiarimenti 
sulla coltivazione dell’ulivo nel Trentino e sulla fabbricazione dell’olio; 
ci disse che lassü in questi Ultimi anni s’e progredito di molto, e che il 
Consorzio Agrario, cui demmo un premio, ha fatto tutto il suo meglio per 
introdurre i nuovi metodi, e applicare le regole consigliate dalla buona 
pratica per avere il buon olio. Ma l’ulivo non cresce lassü ubertoso e ricco 
per il rigore del clima, ma basso e infermiccio, come ebbi occasione di 
vedere io stesso tornando in Italia per la via del Brennero. Non ci disse altro. 
Scrivo adesso degli olii di Spagna. Io ho ancora innanzi ai miei 
occhi la fisonomia aperta e simpatica del giurato e commissario di Spagna 
Sebastiano Garcia, e rammento, dopo un anno, le nostre vivaci dispute 
con lui, bravo uomo, bravo Caballero, e spagnuolo nel vero senso della pa- 
rola. La coltivazione deü’ulivo e per la Spagna, come per ITtalia, la sor- 
gente di una grande ricchezza. Si trova questo albero prezioso in quasi 
tutte le provincie spagnuole; esso e la fortuna e l’ornamento dei bacini 
dell’Ebro, del GualdaqUivir e della Guidiana. L’olio d’oliva e il grau 
commercio dell’Andalusia, dell’Aragona, della Catalogna, delle provincie 
(1) Quasi le stesse osseivhzioni su gli olii turclii furono fattc all’esposizione di Parigi nel 1807 nel Ilap- 
porlo al giurl internationale del sig. Y. A. Barral, tomo XI, gruppo VII, classe 09, pag, 106, 107, 108, 
Atli dell'esposizione universale di Parigi.
	        
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