OLII COMMESTIBILI.
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olio, sono la Siria, la Romelia, l’Albania e le isole di Candia, di Cipro,
di Metelino, di Samo e di Rodi. Pel gusto e l’odore, questi olii non po-
trebbero considerarsi commestibili. La ragione del pessimo prodottoeuna
sola : la mancanza assoluta dei nuovi metodi di fabbricazione, mancanza
dovuta in parte all’inerzia e all’ignoranza, e in parte a un sistema tutto
musulmano, che hanno laggiü di riscuotere 1’ imposta fondiaria. Gl’ in-
digeni lasciano le olive, cadute giä dall’albero, ammucchiate in luoghi chiusi,
perche i gabellieri, che devono determinare la tassa dovuta al fisco, esigono
dai proprietarii che aspettino il loro passaggio per verificare insieme la
quantitä del frutto. I proprietarii dal canto loro, durante il lungo periodo
di aspettazione, aspergono le olive di sale da cucina, e il sale agevola il
ribollimento e la purgazione del frutto, e rende l’olio putrido, rancido, di
color verdebruno e solamente atto alla fabbricazione del sapone. Quelio,
che non e consumato in Turchia, e esportato nelle manifatture di sapone
di Europa e particolarmente di Marsiglia (*). Per trovare gli olii di Grecia
non ci volle poco: una ventina di bottiglie di brutta forma, idropiche, sudicie,
perche l’olio ne trasudava fuori. Del resto, se la Grecia e un tantino in-
nanzi alla Turchia, non merita per questo che se ne faccia una consi-
derazione speciale.
Gli olii del Trentino sono certamente migliori degli olii del Levante.
Ne trovammo alcuni di buona qualitä, e furono quelli esposti dal Con-
sorzio Agrario del Trentino; ma generalmente gli olii di Trento e della
volle superiore dell’Adige sono appena da paragonare agli olii mediocri
dell’ltalia meridionale. Il signor Warhanek ci dette alcuni schiarimenti
sulla coltivazione dell’ulivo nel Trentino e sulla fabbricazione dell’olio;
ci disse che lassü in questi Ultimi anni s’e progredito di molto, e che il
Consorzio Agrario, cui demmo un premio, ha fatto tutto il suo meglio per
introdurre i nuovi metodi, e applicare le regole consigliate dalla buona
pratica per avere il buon olio. Ma l’ulivo non cresce lassü ubertoso e ricco
per il rigore del clima, ma basso e infermiccio, come ebbi occasione di
vedere io stesso tornando in Italia per la via del Brennero. Non ci disse altro.
Scrivo adesso degli olii di Spagna. Io ho ancora innanzi ai miei
occhi la fisonomia aperta e simpatica del giurato e commissario di Spagna
Sebastiano Garcia, e rammento, dopo un anno, le nostre vivaci dispute
con lui, bravo uomo, bravo Caballero, e spagnuolo nel vero senso della pa-
rola. La coltivazione deü’ulivo e per la Spagna, come per ITtalia, la sor-
gente di una grande ricchezza. Si trova questo albero prezioso in quasi
tutte le provincie spagnuole; esso e la fortuna e l’ornamento dei bacini
dell’Ebro, del GualdaqUivir e della Guidiana. L’olio d’oliva e il grau
commercio dell’Andalusia, dell’Aragona, della Catalogna, delle provincie
(1) Quasi le stesse osseivhzioni su gli olii turclii furono fattc all’esposizione di Parigi nel 1807 nel Ilap-
porlo al giurl internationale del sig. Y. A. Barral, tomo XI, gruppo VII, classe 09, pag, 106, 107, 108,
Atli dell'esposizione universale di Parigi.