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GRUPPO IV.
olive sono tenute distese in Iuoghi spaziosi, ricchi di aria e di luce, per
cui ogni fermentazione si rende impossibile. II proverbio leccese: chi macina
fresco macina franco, e un sistema in tutta la Toscana. Tantoil frantoio
quanto lo strettoio non hanno nulla di notevole coli; sono gli antichi
frantoi e strettoi, quelli con macine verticali o ritte mosse da motore
animale, cavalli, bovi o somari, precisamente come nelle provincie meri-
dionali; questi di legno, a vite, e mossi dagli argani con l’aiuto delle
braccia. E il medesimo sistema dell’ Umbria e delle Marche. Da qualehe
tempo vi si sono introdotti i torchi in ferro con gabbie di giunco o bruscole
per la pasta delle olive. Parecchi proprietarii, ma non sono molti, hanno
introdotto i motori a vapore; qualcuno i pressoi idraulici, ma quelli e questi
sono pochissimi. II barone Ricasoli, che certamente e uno dei piü intelligenti
agricoltori toscani, eom’e certamente fra i piii ricchi (egli ha dichiarato
nella sua seheda di espositore di produrre ogni anno nella sua fattoria
di Brolio nel Sanese 250 quintali di olio, che vende a grossi mercanti
d’Inghilterra e di Francia), fa uso di macine in pietra per 1’infrangi-
mento delle olive, macine mosse da motori animali, e di strettoi in ferro
della fabbrica Guppy di Napoli mossi da forza umana. Nella sua fattoria
di Brolio egli ha otto macine e altrettanti strettoi. Fu questa la sua
dichiarazione in risposta alle domande segnate nelle schede degli espo-
sitori. I motori a vapore sono rari in Toscana, neH’Umbria e nelle Marche.
Dei prineipali produttori di quelle contrade, quattro soli dichiararono di
averli introdotti. Io ho innanzi Ie schede degli espositori con le risposte
fatte ai quesiti dei Ministero. Alla dimanda: quali miglioramenti avete in
trodotto nelle macchine e negli altri utensili deivostro opificiol non si rispose
nulla da quasi tutti gli espositori toscani, dell’Umbria e delle Marche.
Nulla risposero, fra gli altri, il De Gori, il Rospigliosi, il Serristori, il
Fusi, il Ricasoli, l’Orsetti, che sono fra i piü ricchi produttori d’olio di
Toscana; nulla il conte Graziani di Civitanova (Marche), il cav. Doni di
Macerata, il sig. Fabi di Castelfidardo, il barone Danzelta e la contessa
Cesarei di Perugia ; nulla i fratelli Pianciani di Foligno, il sig. Mancini
di Panicale, il sig. Toni di Spoleto ed altri. Le dichiarazioni di costoro
sono tutte uniformi: non hanno introdotto nei lori opifici alcun mi-
glioramento notevole; ai torchi in legno pochi hanno sostituito i torchi
in ferro con gabbie in giunco, ed al motore animale pochissimi il motore
a vapore. E quasi generale invece la macina verticale. II maggior numero
degli espositori, che dichiararono di produrre per trenta e quaranta mila
lire all’anno, risposero anzi con moltissima ingenuitä di non aver in
trodotto nulla di nuovo, nulla di diverso dall’antico, ne per macchine,
ne per utensili, ne per sistema. E i loro olii sono eccellenti e furono da
noi premiati con medaglia di merito, perche sarebbe stato ridicolo pre-
miarli con medaglia di progresso.
Fra le tante schede di espositori toscani, umbri c marchigiani, sola