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Volltext: Relazioni dei giurati italiani sulla Esposizione Universale di Vienna del 1873: Fascicolo 15, Gruppo II. - Matiere tessili. - Piante oleifere. Gruppo IV. - Olii commestibili

MATERIE TESSIU. 
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La pianta, della quäle ci oceupiamo, fu seoperta, come diaiizl e stato 
detto, dal sig. Banck, e da esso ne furono inviati i semi a quasi tutti i 
giardini d’Europa; ma per difetto di germogliaraento non se ne ebbe al- 
cun resultato. Nell’anno -1798 Labillardiere di ritorno in Francia, dopo 
il viaggio intrapreso per la ricerca dello sfortunato Lapeyrouse, portö 
seco diverse piante di Forrnio. Una nuova fatalitä attendeva anche questa 
volta il prezioso vegetale. Ferveva allora la guerra tra la Francia e l’In- 
ghilterra ed il naviglio che riconduceva in Francia Labillardiere, giunto 
in vicinanza del suolo francese fu perquisito asportandone tutto ciö 
che conteneva, comprese le piantine del Forrnio. Labillardiere pote in se- 
guito riavere, merce Fintercessione d’ autorevolissimi personaggi, le sue 
collezioni scientifiche, ma le accennate piante erano state gia distrutte 
per incuria o per gelosia. 
Un poco piii tardi il celebre Aiton, direttore del giardiuo botanico di 
Rew, ne spedi a Thouin pel giardino botanico di Parigi, e merce la mol- 
tiplicazione di quelle, il Forrnio fu introdotto in tutte le parti di Europa, 
piü come pianta d’ ornamento, che come pianta d’ utilitä pubblica. 
Oggi perö si sa che questa pianta prospera in alcune contrade della 
Irlanda, dove fu introdotta da lord Salisbury e specialmente nei 
terreni magri e sabbiosi delle contee Cork, Woterford e Limerick; che 
in Francia vegeta anche mediocremente sotto il clima di Parigi, ove perö 
spesso e danneggiala fortemente dai geli. Nelle parti piii meridionali della 
Francia, in vicinanza del mare, come presso Tolone, non solo vive, ma vi 
fiorisce e vi porta i semi a maturitä. 
In Italia il Forrnio fu coltivato in molli giardini fin dal 1812. In quel 
l’anno il Bertoloni lo introdusse presso Sarzana, in un terreno sabbioso, 
leggiero e non preparato in alcun modo. Le piante prosperarono mera- 
vigliosamente e diedero foglie che superavano l’altezza ordinaria d’un uomo. 
S’ignora che cosa avvenisse poi di quella cultura; ma dal fin qui detto 
emerge chiaramente con quanta probabilitä di buon successo si potrebbero 
intraprendere nuovi esperimenti suila convenienza della coltivazione di 
questa pianta nel nostro paese, introducendola nei terreni sabbiosi ed in- 
colti, cosi abbondanti Iungo le coste dei nostri mari. E ci e grato di ac- 
cennare che il Ministero ha giä preso le necessarie disposizioni per intra 
prendere codesti esperimenti in Sicilia e nella Sardegna. 
Nel padiglione del principe di Monaco erano esposli alcuni campioni 
di fibra di questa pianta. 
§ 2. — Bell’ Agave. 
L’Agave americana dei botanici, detta impropriamente fra noi Aloe, ap- 
partiene all’ordine delle Amarillidee. Originaria dell’ America, come lo dice 
il nome specifico, fu introdotta in Europa fin dal 1501, e si accomodö
	        
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