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GRUPPO II.
tutte ollrono un’ovatta morbida e leggera, di cui si avevano i saggi dalla
Guadalupa, dalla Martinica, dal Senegal, dal Coromandel, dal Malabar,
dal Bengala, e finalmente dal Brasile.
La cura che gli altri popoli addimostruno nel porre sotto gli occhi dei
visitatoii delle Lsposizioni universali i prodotti, i quali, sia perche non
si e trovato ancora il modo di trarne un partito abbastanza rimuneratore,
sia perche poco abbondanti, non occupano un posto molto considerevole
nella serie delle produzioni naturali di ciascun paese, ci fece lamentare
l’assenza assoluta nella nostra sezione di sostanze identiche alle accennate.
Ae noi ne manchiamo. In Italia, infatti, sia che vi nascano sponta-
neamente, sia che vi si allevino negli orti e nei giardini, abbiamo diverse
piante appartenenti alle famiglie delle Asclepiadee e delle Apocinee, ne ci
sono ignoti affatto i prodotti che da esse possono ricavarsi.
Anzi molte di queste piante ebbero fra noi l’appellativo di piante cleila
seta, e, come ci e stato assicurato, diversi tentativi, non sempre coronati
da buona riuscita, si sono fatti per utilizzarne la materia filamentosa.
Aei giaidini nostri si coltivano pi 11 o meno le seguenti: Asclepias syriaca
o Loi tiuli detto Cotone egiziano, YAsclepias curassavica, originaria di S. Do
mingo, 1 Asclepias mcarnata, la tuberosa e la fruticosa, Linn., o Gompho-
carpus fruticosus, Rönn., originaria del Capo di Buona Speranza , ma
che oggi cresce spontaneamente in Sardegna , in Sicilia ed in Corsica.
La prima e 1 ultima delle accennate specie sono le piü importanti ri-
guardo alla produzione della sostanza filamentosa. II Bertoloni (Flor, ital.,
vol. III, pag. 45) dice che in Terra d’Otranto si coltivava 1’Asclepias
fruticosa, e col pappo si fabbricavano diverse specie di stoffe per uso di
vestimenta.
Anclie la Periploca angustifolia, che cresce nelle isole Egadi ed in
quelle di Lampedusa e Linosa, offre nei suoi follicoli una lanugine ana-
loga alle precedenti che viene impiegata per imbottirne i coltroni da letto.
Alle apocinee indigene appartiene infine VApocinum venetum, Linn.,
spontaneo nei contorni di Venezia e di Trieste, che alcuni segnalano piü
per la fibra del fusto, che per i filamenti dei semi, fra le piante atte a
dare materia tessile.
Varie sono le ragioni che si oppongono alla filatura della materia
serica contenuta entro i follicoli delle menzionate piante ed a fabbricarne
lela. Si dice che i fiocchi strappati ai semi, atteso la loro tenuitä, mal si
riducono in filo, eche la tela che se ne ottiene non ha eonvenevole durata.
A ciö si e tentato di rimediare cardando e mescolando quella peluria
con cotone o con seta, ma nel cardare una quantitä di piccolissimi peli
sfugge alla massa, e Iibrandosi nell’aria viene inghiottita dai lavoratori.
Oltre a ciö la miscela con la seta rende cari i tessuti, senza che abbiano
poi un merito correspettivo.
Molte delle Asclepiadee e delle Apocinee da noi rammentate, oltre la