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GRUPPO II.
Ma quanto alle campestri oggi piü adoperate pel cunapificio, non se ne puö
disconoscere 1’ iniziativa dalla completa monografia della canapa presen-
tata dal prof. Botter e dalla Societä Agraria di Bologna nella Esposizione di
Firenze del -1801 (§ 57). Gl’inglesi che, salvo per le falciutrici americane,
per tutte le altre macchine agricole signoreggiavano (diciaraolo col Favaro)
il mercato del mondo, le fabbricayano secondo l’esigenze de' loro metodi
di eoltivazione. Ora non isdegnano di renderle appropriate anco ai bisogni
d altri paesi. Tuttavia di apparecchi loro per lino ne per canapa non si
videro, benche si contassero 45 celebri loro espositori di dgricultural Ma-
chinery. Potrei dire lo stesso di Francia, e cosi del Belgio che avea mostre
solo di antichi scotolatori da lino, ecc.
69. Senonche uscirei dai limiti del mio assunto se volessi, in primo
luogo fare le debite distinzioni fra le macchine destinate alla semplice
lavorazione, e quelle colle quali presumesi di sostituire ossia escludere
la macerazione. Comprendo egregiamente il grande risparmio di disagi e
fatiche pel rustico lavoratore quando possa vendere la sua canapa come
dicesi in natura, cioe appena falciata e legata in fasci, Ma vi sono, oltre
quello esternato al § 65, altri gravissimi riflessi da ponderare, e che mi
duole di omettere perche estranei troppo alla presente relazione.
2. Lino.
70. La eoltivazione del lino vuolsi in Italia molto piü antica di quella
della canapa: la produzione perö vi e di 2 a 3 volte minore. Questa
differenza e anche maggiore rispetto alle quantitä relative annualmente
esportate. Ä Vienna, 1’ Italia potea figurare molto di piü con mostre di
lino. Non vi furono di espositori Italiani che i
MORELLI Fratelli (Brescia), lino e linseme,
Bilanica Pompeo (Foggia), lino e canapa,
Municipio di Sarno (Salerno), lino e linseme,
oltre la Serandoni e il Partenope di Teramo, De Petrinis di Salerno;
campioni in collezione del Recagni (Vincenzo) di qualche Camera di com-
mercio, della Giunta di Messina ecc. La sola Algeria (la cui eoltivazione del
lino data, se mal non m’appongo, dal 1862), offeriva 20 espositori e cioe di
lino di Riga quanto a 15 e gli altri di lino d’Italia. Giova notare pe’col-
tivatori italiani che dal 1869 1’ Algeria era gib pervenuta ad esportare
per la Francia in quel solo anno chilogrammi 242,327 di lino lavorato,
e chilogrammi 2,612,800 di linseme; e che il linseme di Riga coltivato
per parecchi anni neU’Algeria non perde aflatto le sue qualitä primitive;
e coltivato poscia nel nord della Francia, produce lino per finezza e svi-