era giuocoforza lottare contro mille difficoltä, dalle quali,
senza altra ragione che una poco equa tassazione, erano
liberi i grandi opifici. E fu invero fallace ed erroneo il
ripristino di una legge antica, che il Governo italico
volle introdurre, a dispetto delle mutate condizioni dei
traffici e delle industrie.
Fino da gran lunga le Gamere di commercio, ri-
spondendo ad interrogazioni del Governo austriaco, po-
nevano in chiaro la necessitä di una riforma. Accadevano
invero tali ingiustizie che, a provarlo, varrä appunto
l’esempio tratto dalla tassazione dei filandieri di seta. —
La tassa che li colpiva, divisa in tre soli gradi e pro-
porzionata alla classe del comune, era ripartita in modo
che il filandierc, il quäle lavorava con 100 fornelli, pa-
gava come quello che lavorava con 6: ad un filandiere,
nella cittä di Udine aveva 6 fornelli era addossato un
onere quasi doppio di uno che ne aveva 80 in un vil-
laggio (1). Cosi il Governo italico, nel rinverdire alcune
leggi antiche, lasciö alle generazioni avvenire la briga
di lottare contro il governo che gli succedette, il quäle,
volendo mantenerle, difficilmente pose orecctiio alle ri-
forme chieste dagli industriali.
§ io.
Protezionismo.
Il protezionismo, di cui era allora invaghito il Go
verno francese, fu giuocoforza attuarlo anche in queste
provincie. Con decreto 28 dicembre 1817 Napoleone
proibiva nel regno d’ Italia la introduzione di tutte le
(1) Gfr. l.° Rapp, della camera di commercio del Friuli.