— 76 —
tuzione del censo, 1’ abolizione del sistema delle ferme,
la soppressione delle linee doganali fra provincia e pro-
vincia dello Stato, la redenzione delle regalie, 1’ aboli
zione dei fedecommessi. E lo stesso sistema continenta-
le, fra i gravissimi e deplorevoli danni ehe ci aveva re-
cati, non eccitö forse una maggior produzione industria-
le, mettendoci nella condizione (come argutamente si
disse) di Robinson Crosue, nelle sue isole, costretti a
fabbricarci da noi stessi molte cose necessarie ai comodi
della vita (1) ?
II buon gusto degli industriali, il numero accresciuto
dei consomatori, le arti nuove, la maggiore circolazione
dei capitali, i molti bisogni rideslati, le esposizioni, i
premii, gli studii comparativi e l’emulazione fra paese e
paese, l’alacritä degli operai e la diffusione della coltura
riuscirono di grande giovamento: che se Venezia ne
trasse poco profitto, bene, ad ogni modo, se ne avvantag-
giö la terraferma. A ciö si aggiunga, che il governo era
attorniato da una eletta schiera di uomini, dal fiore della
cittadinanza, e le ricchezze, 1’ ingegno, la gioventü pa-
revano tutti cospirare ad un graduale miglioramento
economico e commerciale. Una verace solidarietä dimo-
strava vieppni le grandi attinenze fra i sudditi e Io
Stato, e la magnificenza, talvolta teatrale, degli ordi-
namenti napoleonici, la frettolosa ricerca di occasioni
per attuare cose grandi, resero questa epoca degna di
rinomanza, sieche i piü riposero fiducia nella durata
delle istituzioni e sperarono in un ottimo governo.
Ma tutto andö presto a rifascio, il regno italico scom-
parve, grave jattura ne ebbero le industrie e vennero in-
(1) Cfr. Pecchio, ibid., pag. 108.