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seppero ottenere aneh’ essi miglioramenti nel sistema
doganale o nelle tariffe. Gosi ad es., fino dal 1853 (1),
mentre si osservö, essere pensiero della lega di abbas-
sare i dazi d’introduzione del ferro estero, si espresse
al Governo ii desiderio che altrettanto si facesse pel
nostro territorio (2). Gosi si evocava ii trattato conchiuso
colla lega, per dimostrare che se desso cadeva in ac-
concio per la nostra industria del conciapelli, diveni-
va necessario che fosse tolto ogni dazio d’introduzione
su questa, come era il caso della- tariffa tedesca. Si vede
adunque comeil Veneto, deliberato d’ impetrare lalibertä
nelle industrie e nei commerci, accettava come ottimo
anche quel di buono che si manifestava a pro di code-
sti principi liberali, e si affaticava a persuadere l’Austria
ad estrinsecarli vieppiü in riguardo alle industrie di
queste provincie (3).
La tariffa pubblicata dall’ Austria nel 1852 fu con-
siderala da egregi industriali e da taluna delle piü im-
portanti camere di commercio del Lombardo-veneto
come un abbandono del sistema proibitivo. Anche da
statisti veneti, avversi all’ Austria, si dichiarö come co-
(1) Rapp, della camera di comm. del Friuli 1853 (1851-52), p.154.
(2) Si chiedeva anche 1’ abolizione per questo articolo del dazio
differenziale, maggiore dal lato di mare e dai confini italiani.
(3) Intorno alle conseguenze arrecate al commercio dalla lega
dovremmo fare considerazioni ben diverse. II commercio d’ impor-
tazione non aumentö pel trattato e continuö come per lo innanzi
qnello di esportazione cogli Stati dell’ unione germanica. I favori
accordati alle provenienze dall’unione doganale germanica ci noequero.
II Veneto, paese agricolo, sentiva inoltre piü che altri i danni del
protezionismo, attuato col sistema doganale vigente in allora (Mene-
ghini, Belle cond. finanz. ecc.).