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dai rapporti di altre camere di commercio delle condi-
zioni tristissime, e vi sono descritte le ragioni pelle quali
immiserirono.
Ve ne ebbero difatto talune, che decaddero in tutto
il Lombardo-veneto, e che provarono forse piü d’ altre
il danno delle vicende politiche. E prima va menzio-
nata la stampa dei libri, la quäle, in una alle arti affini,
come bene si avvertiva da una camera di commercio
di allora, ebbe paralizzata la produzione nel 1849,
minima nel 1850; riprese un po’ di vigore nel 1851
e forse un po’ di piü nel 1852. Nulladimeno i pochi
libri che fra noi si pubblicavano (essendoci vietata la
libera pertrattazione delle scienze, che avessero un
qualche riscontro colla vita politica), e inoltre il sistema
d’ imporre nelle scuole e nei grandi istituti governativi
i testi pubblicati a Vienna, anche nella nostra lingua,
e il tirannico monopolio, come diremo, della imperiale
regia stamperia, fecero decadere harte della stampa nei
nostri paesi: sieche le tipografie si occuparono di lavori
di giornali, di annunci e di opuscoli. Ed a ciö un altro
fatto si deve aggiungere, ed e, che « essendo incagliate
» dalla gravezza delle leggi dalle disposizioni sulla
» stampa, la importazione delle produzioni, il commer-
» cio librario del Lombardo-veneto, appoggiato prin-
» cipalmente sul principio dello scambio delle rispet-
» tive produzioni tipografiche, si sostenne stentatamen-
» te, con non lieve danno delT arte tipografiea (1). »
11 monopolio esercitato dalle regie stamperie nuoce-
va poi a tutta F arte nel Lombardo-veneto, e al go-
verno recava di necessitä un maggiore dispendio, come
(1) Rapp, della camera di commercio di Milano (1854).