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emigrare e ad accattare un insegnamento a Trieste,
a Lubiana, a Gratz o a Vienna! Invano si esprimeva il
desiderio universale di avere provvedimenti solleciti in-
torno aH’ordinamento del credito (1), tanto piii che lo
stabilimento mercantile di Venezia poca o nessuna In
fluenza poteva avere fuori di quella piazza, e pel pro
prio statuto non poteva giavare al credito dei negozianti
domiciliati fuori di Venezia (2) Si chiedevano, ma in-
darno, modificazioni per certi dazi di entrata (per es.
delle pelli crude), abolizione di certi dazi di uscita (sulla
seta greggia), diminuzione di dazi di consumo (pelle
carni), abolizione di dogane interne, riforme delle leggi
sul contributo di arti e mestieri, abolizione della tassa
sulla rendita ecc ecc.
A queste domande il Governo rispondeva coli’ ag-
gravare la condizione degl’ industriali, cercando quasi
d’ infiacchire le menti e gli animi con grettezze buro-
cratiche e con fastidi continui; cosi aumentavasi quel
malessere generale, che derivava da minuziositä ammi-
nistrative e talora da incredibili soperchierie.
Per dare un esempio, che dimostri il carattere pe
il) Sopra im progetto di banco-sconto a Venezia vedi all’ Archi-
vio dei Frari, negli Atti della i. r. luogotenema, n. 1850, f. 32. Nei
primi mesi del 1856 alcune ditte di Milano chiedevano al governo
■ di potere istituire un banco di sconto pel Lombardo-veneto, obbligan-
dosi a raccorre un capitale di quarantacinque milioni: e non ottene-
vano risposta. Ne furono piü felici le domande della Camera di com-
mercio di Treviso (Rapp. 1854-56, p. 75) e di Verona (Rapporti del
1856 e del 1862) e i progetti di questa ultima cittä (1864). E il
banco nazionale austriaco, avendo giä istituite 18 filiali nelle prin-
cipali ciltä dell’ irnpero, non volle stabilirne neppure una a Venezia !
(2) Parole della camera di commercio di Verona nei chiedere
una istituzione di credito per Verona.