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rico ci possono allegrare, perche di quelle esportazioni
solo il pesce fresco, il riso e poche altre cose formavano
un vero commercio fra Venezia e 1’ Illirico. Le conterie,
ad es., andavano a Trieste soltanto per essere esportate
da altri bastimenti; ne questo male si limitava a Venezia,
ma anche alle altre provincie. Ad es. pei fabbricanti di
panni i porti di Venezia e di Trieste non erano di alcun
vantaggio, perche dovevano ricorrere ai porti francesi
e inglesi, e quindi facevano pesare sulla materia prima
noli assai gravosi; non si potevano comprare le lane a
Venezia quando se ne aveva bisogno e a piccole partite,
ne sceglierle a proprio talento; ma era mestieri farne
acquisto in lontani mercati, e cosi impiegare un capitale
ragguardevole, tenere molta lana nei magazzini. Queste
anticipazioni di capitali nuoeevano ed impedivano che
ad altre maggiori attivitä si dedicassero opera e mente.
E si noti che se täli cose accadevano per le merci che
servono alla produzione, pelle merci prodotte avveniva
che fossero costrette di cercare un imbarco in un porto
piü lontano, costando püi care al compratore che ne
ribassava il prezzo d’ acquisto. Tutto ciö derivö dalle
triste condizioni nelle quali caddero i nostri traffici in
quell’ epoca malaugurata. E fu osservato, a ragione, che
ciö non era a dirsi soltanto pelle lane: e che, ad ecce-
zione degli oli, nessuno dei generi occorrenti alle fab-
bricazioni si trovava in Trieste (e meno in Venezia) a
patti convenienti: la differenza fra Trieste, Havre e Mar-
siglia era per alcuni generi di oltre il doppio; per lo che,
relativamente all’ impero austriaco, gl’ industriali di
Schio erano a peggior condizione dei Moravi e Boemi,
che si provvedevano in Amburgo, e non avevano quindi
ne spese ne rischi di si lungo tragitto: e a ciö aggiunge-