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che risorgesse 1’ industria, che alla camera dei deputati
se ne fece allissimä lode. Finora, come generalmente si
ripete, il legname delle Romagne pella via di Ancona si
esporta ad alimentäre i cantieri austro-ungarici, ed era
ben ternpo che Ravenna (e non la sola, speriamo) desse
opera a riacquistare uu’ industria che tanto le si ad-
dice (1).
Anche Gaeta tenta la risurrezione di queste imprese.
Fino dal 1809 la provincia ed il comune istituirono un
cantiere, e su quella rada nel 1869 si fabbriearono sei
navi: e di ciö, non che della scuola nautica indirizzata
allo sviluppo dell’ industria marittima, si compiaceva il
prefetto Colucci nel discorso di solenne apertura della
sessione del consiglio provinciale di Terra di Lavoro.
A Cagliari si inizia pure la industria navale, e la
provincia diede opera ad agevolarne in tutti i modi la isti-
tuzione. La mancanza di strade (fu detto egregiamente)
rendeva inaccessibili o troppo lontani quei boschi: a che
parlare di cantieri, quando difettavano i mezzi di eomu-
nicazione fra la spiaggia del mare e i luoghi dai quali
avrebbero dovuto ritrarsi le materie prime 1 ? Adesso perö
le condizioni del paese essendo mutate, anche alla pro-
mettente industria navale si rivolge 1’ attenzione dei mi-
gliori.
E che diremo di Varazze e del suo municipio, oltre
a quanto abbiamo riferito ? L’egregio sindaco cav. Mom-
bello ci fece egli stesso vedere sul luogo le grandi
un sussidio di 100,000 lire ripartito in 5 anni, obbligandosi di co-
strnire, durante questo tempo, almeno due bastimenti di grande por-
tata per ogni anno.
(1) Si fabbricano bastimenti allestiti alla vela, per 10 anni, sul
rcgistro italiano e francese a lire 280 alla tonnellata.
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