delle borse, che alle pure correnti delle imprese ma-
rittime. Qua e lä infrattanto nella penisola si veggono
fenomeni che fanno trasecolare gli empirici ed i dot-
trinari; si costruiscono navi, si formano societä, si
dividono i carali, si sminuzzano le comparlecipazioni,
senza ricorrere a veri contratti, ad atti solenni: la
buona fede signoreggia nella nostra Gamogli comc
nella istriana Lussinpiccolo: e P economista e lo
statistico devono ad un tratto sopravanzare la lirica
del poeta nel dipingere questo bellissimo esplicarsi
della rettitudine e della fiducia in due paesetti, P uno
cosi lontano dalP altro, retti da diversi governi,
sebbene per istoria, per linguaggio e per abitudine
fratelli. E mentre prosperano sodalizi, ai quali pare
bello di non ricordarsi ehe vi abbia un codice di com-
mercio, ne che P Italia sia irretita da grandi so
cietä, mentre tutto e calma, idillio e fortuna per
questi (che parrebbero gli arcadi del commercio e ne
sono invece sagaci e avveduti rappresentanti), la
penisola e corsa da furfanti, da aggiotatori, i quali
improwisano con tutta serietä di atti legali una
banca, una societä, una istituzione, e danno a cre-
dere di rivolgerle a benefizio di un’ industria ! Po-
scia, di botto la trasfprmano o la uccidono in grembo
ad altra, che le succede promettitrice di laut! divi-
dendi! Cosi non vi e piü una linea che separi la vera
istituzione di credito da quella di industria o di com
mercio: ogni vanitä nazionale si adula pur di fare
un sindacato, una nuova emissione o di riempiere le
borse di titoli industriali. Intanto falliscono societä