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blica opinione. Iniziati dagl’Inglesi (Lloyd’ s Register of
British and Foreign Shipping (1824) e dai Francesi
Registre international de Classification de navires,
Bureau Veritas 1828) ebbero dovunque seguaci, e anco
l’Italia volle avere la gloriosa istituzione del proprio
Registro. Essi ebbero perö da lottare contro inveterati
pregiudizi che alla perfine vinsero, giovando oltremodo
alle costruzioni navali, e a tuttalagente di mare (1).
Ma dacche i Veritas francesi e austriaci e il Lloyd
inglese ed altre societä di assicurazioni estere sono bene
accolte in Italia e vi si trovano dovunque succursali, e le
costruzioni navali da ciö traggono grandi vantaggi, ci
conviene parlare di tutti (2).
Molta lode perö, innanzi tutto, dobbiamo manifestare
ai Liguri pella ottima istituzione del Registro italiano.
Dilatti prima del 1862 le navi italiane si facevano inscri-
vere nel Bureau del Veritas francese, che ne determi-
nava la classificazione e la stazzatura e ne tissava il va-
lore Nel 1861 i Genovesi provvidero ad emanciparsi da
questo necessario servaggio, e dacche il regno d Ilalia
erasi costituito, vollero affermare 1 esistenza anche con
un Veritas nazionale, di cui parleremo poi.
(1) Dicemrao giä nel capitolo precedento delle diflicoM vinte del
Bureau Veritas a Napoli. Altrettali ne ebbe a superare il Lloyd au-
striaco a Trieste, dove trovö difficoltä tecniche gravissime e im-
pedimenti teorici e opposizioni pratiche (cfr. 1 ’Osservatore Triesti-
no n. 4 del 7 gennaio 1869).
(2) Ricordiamo ancora il Registre maritime (1861), il Germani
scher Lloyd (1867), il Meherlandische Vercenignig Van Assura-
densen (1855), il Norkse Veritas (1865). L’ Underwiters Register
di Liverpool (1862) ö destinato soltanto alla classificazione delle
navi in ferro.