rive estere dell’ Adriatico, fa impallidire la pittura degli
stabilimenti e dei cantieri italiani. Non si puö negare
la inferioritä della nostra marina mercantile a quella
austro-ungarica, ma e certo che, oltre alla maggiore ini-
ziativa privata, vi ebbe, a favore di quest’ultima, lapro-
tezione del governo, che si manifestö in mille e svariate
guise; con sussidi, sovvenzioni, acquisti, premi, onorifi-
cenze, ecc., coH’ajuto pecuniario e con quello degli studi,
con una predilezione costante perche lo svolgimento
della marina mercantile e di guerra procedessero di
pari passo.
Invero, per dare un esempio, gli Orlando ed i We
stermann ebbero dal regno d’ Italia quell’ appoggio che
il Tonello e gli StrudthofY impetrarono dall’ impero au-
stro-ungarico ? E nell’ Adriatico superiore quäle divario
fra le rive venete e le istriane, dalmate e humane! e
non solo nell’ operositä dei cantieri privati, ma in quelli
del governo, quäle e quanta differenza! Basterebbe met-
tere di riscontro 1’arsenale di Pola all’arsenale di Ve
nezia per convincerne chi ne avesse ancora qualche
dubbiezza!
Ma se tutto ciö e irrefutabile, nondimeno noi sia-
mo ßduciosi che tanta ignavia e trascuraggine italiana
avranno fine in breve tratto di tempo. Sono belle e
frequenti le occasioni pel nostro rinnovamento, i doni
della natura ci vengono profusi a piene mani, 1’ intelli-
genza naturale si associa di buon grado agli studi, ed
e cosi rapido e infaticato il succedersi degli scambi in-
ternazionali nella penisola, che alle industrie ed ai com-
merci, i quali prendono vigore dal mare, 1’Italia at-
tenderä certo con lena affannata, e non indarno noi
1’ avremo spigrita e richiamata ai suoi alti destini.