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]a fornisse del personale che le difetta, d’ ingegneri
navali e di meccanici pella marina. Questo fu un punto
di vista che 1’ Italia ebbe comune cogl’ Inglesi, e pel
quäle si pose mente alla scuola di Kensington. Ma del
resto, alla Germania convenne ricorrere per istudiare
un ordinamento scolastico adatto alle reali condizioni
del paese.
Un popolo, che ci e affine per grandi fatti politici, ma
non destinato al certo a rivaleggiare con noi sul mare,
eppure deciso a rinvigorirsi nella scienza e nell’arte na-
vale, ci offriva un modello degno di preferenza agli altri
tutti: e per ciö, a ragione, la scuola di Berlino fu tosto
vagheggiata. Se non che appunto, come abbiamo accen-
nato, per non renderci inutilmente pedissequi degli altri,
introducemmo quelle modificazioni, alle quali eravamo
stati obbligati anche nell’ istituire le altre scuole supe-
riori, quella superiore di commercio a Venezia (1), il
politecnico di Milano, la Scuola superiore di agricoltu-
ra ecc. (2): e gli alunni che usciranno dall’ istituto su-
(1) Per iniziativa del chiarissimo comm, L. Luzzatti, segretario
generale del ministero di agricoltura, industria e commercio.
(2) In Francia la Scuola del genio maritlimo accoglie quei gio-
vani che, compiuto il corso del Politecnico, si dedicano alla carriera
degli ingegneri navali della marina milifare. 11 corso degli studi,
tutto d applicazione, e molto elevato, e questo ben puö riguardarsi
quäle istituto puramente rnililare. Ma deve notarsi che in Francia
gl ingegneri della marina militare aiutano largamente 1’ industria
privata delle costruzioni navali. Difatto i principali cantieri sono
diretti da ingegneri del governo.
In Prussia la marina mercantile fa rapidi progressi. Or bene,
uno dei primi bisogni, a cui si 6 creduto dover provvedere, si fu
quello della scuola per gl’ ingegneri navali. Essa accetta allievi delle
scuole reali (che sono in sostanza istituti d’ insegnamento secon-