pubblica il principio, allora dominante, del privilegio:
privilegi nel secolo XV e XVI per lanifici e fonderie
di metalli a Belluno, per miniere in Serravalle e nel
Cadore, per concie di pelli e di cuoi, per üntorie,
pei saponi, per le candele di sego in varie provincie,
e dovunque per scoperte, per invenzioni di macchine,
di congegni, di strumenti ecc.: privilegi nel secolo XVH
per fabbriche di calzette di seta all’ inglese a Padova,
di panni nostrani, di panni all’olandese (londrine), di
droghetti e mezzelane a Udine e Palma, del solimato e
precipüä a Venezia. Si erano careggiate le raffmerie
dello zucchero, e si invigilava al buon ordinamento del-
le arti e alle buone qualitä dei prodotti (1612), e par-
ticolare riguardo si aveva per la tipografia (sempre
diletta alla Repubblica). — Nel secolo XVIII il protezio-
nismo andö tanto innanzi, che a vantaggio del setificio
si spese, in tredici anni, fmo a un milione e mezzo di
lire, e in undici anni se ne spesero 340,000 per le sole
cordelle di seta padovana. Si continuavano poi ad ac-
cordare privilegi, come all’Antonibon per fabbrica di
majoliche, al Cogli per porcellane ad uso di Sassonia, e
dal 1765 al 1792 egli ebbe 22,000 ducati a titolo d’inco-
raggiamento ecc.; e innumerevoli nomi di persone e di
fabbriche dovremmo dire, per mettere in nuova luce
l’abitudine inveterata del protezionismo, il quäle, dal
principio della Repubblica alla sua fine, ebbe onore e
ricetto, con grave jattura delle industrie.
Nel medio evo tutti i Governi dovevano e volevano
apparire onniveggenti e onnisapienti. Le consorterie,
nella Repubblica, imperavano sulle arti, i dazi nuoce-
vano al libero scambio, e i fabbricatori erano costretti
a lottare con mille e inutili ostacoli, e talvolta scorag-