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Pur troppo, lo ripetiamo, il guajo si e che questa bella
e modesta scienza nostra nacque troppo tardi per ri-
spondere alle avide interrogazioni che noi le faceiamo
su epoche lontane.
Recheremo un altro esempio. II discorso assennatis-
simo deH’inquisitore Andrea Tron, pronunziato al senato
nella sala de’ pregadi il 29 maggio 1784. ln mezzo a
quella erudizione sconfmata trovi punto o poco di sta-
tistica. Egli avverte sua serenitä, che lo Stato era ancora
in buone condizioni; vanta i filatoi in molto numero, i
lanifici, i lavori di vetro, canape, lino, ferro, carte, e
tutto ciö in generale, con notizie vaghe, incerte, inde-
terminate. E molto se del setifizio veneto egli dice, che
impiegava allora 800 telai circa, mentre nel decennio
decorso ne impiegava soltanto 550 1’ anno : e anco a
questo dato positivo egli medesimo fa seri appunti e os-
serva che alcuni suppongono che il minor aggravio pro-
duca Veffetto, che non si nascondano al presente i telai
per ischivarlo come facevasi per V addietro. Cosi, rife-
rendo che nel 1782 a Padova, Udine, Yerona, Bergamo,
Vicenza ci erano 1067 telai battenti la seta, dei quali 598
a Vicenza, si affretta a soggiungere onestamente che
non puö rispondere dell’ esattezza di questi numeri.
Deila fabbrica di lana in Venezia dice che produceva sino
a 28,000 pezze di panno e che fino al 1559 essa era te-
nuta in conto di principal sostentamento, mentre allora
(cioe nel 1784) fabbricava in un anno tutt’ al piü 600
pezze. Cosi egli reca, qua e lä, in modo incornpiuto e
sconnesso alcuni dati statistici di non poco pregio. Che
se noi esaminiamo altri documenti di quell’ epoca, tro-
viamo in tutti le manchevolezze che si avvertono nel
discorso sapiente e dottissimo del Tron.