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potevano nemmeno andare direttamente a Suez. Cosi,
abbandonata la via dell’Egitto, i Veneziani, anche per
altre ragioni, perdettero gli antichi commerci; e i dazi
si frapposero, negli altri Stati di Europa, allo smercio
delle loro manifatture, e Y odio dei principi trascinö la
Repubblica in quelle guerre, che (come diremo) furono
la sua estrema rovina (1).
La decadenza industriale e marittima di Venezia
andö di pari passo colla dejezione commerciale e collo
scadimento dell’ autoritä politica. La Repubblica comin-
ciava a ricorrere piuttosto ad artifici, a sottili prov-
visioni, a rimedi temporanei, a trepide riforme (per
durare nella misera esistenza), di quello che ad avve-
dimenti coraggiosi ed arditi per ritemprarsi in grandi
imprese. Cosi tentennavano i suoi uomini di Stalo per le
provvisioni utili nell’ interesse del paese e delle gene-
razioni avvenire. Cosi nelle questioni dei dazi, appena
si espresse 1’ avviso di renderli piii miti, si dovettero
aumentare (1544) per necessitä politiche. Proibiva il
Governo di caricare le merci su bastimenti esteri, di
noleggiarli, e perfino di avervi un interesse ; il che poi
iu imitato dagli Inglesi. Ma con queste misure protet-
tive non si arrestava il fatale progresso degli altri paesi,
(1) Cfr. P opera del ch. comm. Lampertico Sülle conseguenze, ecc.
del taglio dell’ istmo di Suez (Parte II, capo I, p. 134-135). Anche
noi crediamo assai piü alle testimonianze dei contemporanei di quello
che alle narrazioni del Marin su questo argomento. Invero cid che
accade a Giovanni Priuli console a Damasco, ciö che narra Malipiero
fa impallidire le tinte rosee delle Relazioni fatte piu tardi alla Re-
publica. Cfr. le Relazioni di Tiepolo e gli annali di Malipiero colle Re
lazioni fatte, molto tempo dopo, dal console Comarä ai V savi alla
mercanzia, e i discorsi col bei sul commercio di Venezia con Tunisi.