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chiamati a primeggiare per capitali e per assennatezza
nei mercaü mondiali. Ne per le industrie bastavano le
blandizie o i tardi incoraggiamenti. Prestando denari e
. promettendo premi si credeva di promuoverle (1), di-
menticando, che esse devono attingere da se stesse e
dair iniziativa privata la lena e il vigore.
Ne dopoche 1’ illustre Vettor Fausto esegui per or-
dine del governo (2) una nuova galera da lui ideata, che
in bellezza, portata, velocitä ogni altra sopravanzava,
1 arte navale ebbe grande impulso; che anzi o pelle
spese soverchie o per ragioni tecniche, niuno segui 1’ e-
sempio del valente e careggiato costruttore.
Insomma la decadenza si manifestava ovunque. Non
mancavano progetti (3), ne saggi ordinamenti, ne lavori
adatti alle condizioni del paese; ma tutto ciö accennava a
rimedi estremi, somministrati da an medico che cura un
malato inguaribile. E con Venezia deperiva il suo arsena-
le, giä tempio di lavoro e di gloria. Nel 1591 (30 luglio)
Giovanni Priuli presentava una Relazione dell’ arsenale.
Esso, giä savio agli ordini, ne faceva una ben trista di-
pintura (4). In tutte le maestranze (diceva) non vi sono
se non due o tre che sappino lavorare di questa sorte
di vascelli (galee grosse), i quali sono vecchi et vicini
ad essere impotenti. E quindi descrive gli inganni, i
furti, le immoralitä che si compivano nell’ arsenale.
(1) Registro Mare 16 maggio 1571.
(2) Fu chiamato questo bastimento quinquereme, e il Ramusio ve-
neziano scriveva al Bembo, descrivendone la prova fatta innanzi al do^e.
(3) Pier Da Rio presenta al consiglio dei dieci un progetto p = er
rendere il porto di Malamocco atto a qualunque naviglio, e per tenere
indietro le sabbie che vi si accunmlavano.
(4) V. all’ Archivio generale, Archivio patroni all’arsenale.