— 26 —
regolati dai capi, mettevano sgomento nel cuore dei savi
agli orclini. Pelle galee mancavano abili artefici; nel-
1’ amministrazione tutto andava a rifascio (1); e il senato
si dedicava tutt’ uomo a provv&dere su queste ed altre
grandi jatture, che affliggevano l’industria delle costru-
zioni nell’ arsenale. Marina da guerra e marina mer-
cantile erano in ruina. Dopo la guerra di Candia il
commercio marittimo era interrotto nell’Oriente pella
guerra, diminuito nell’ Occidente pella concorrenza di
altri Stati, alzati i prezzi delle merci pella necessitä
o di far scortare i navigli mercantili o di caricare su
bastimenti esteri. Invano la Repubblica diminuiva ga-
belle e dazi, e concedeva sussidi e privilegi ai capitani e
marinai, prescrivendo inoltre che, due terzi alraeno del-
l’equipaggio di ogni naviglio, dovesse essere composto di
sudditi della Repubblica. La guerra della Morea conti-
nuava a recare ancor maggiori danni, oltre a quelli che,
come dicemmo, 1’ altra di Candia aveva in buona parte
cagionati. Nel IG'10 sifaceva lagno dai savi alla mercan-
zia (2) che si avesse perduta la navigazione del Ponente
e la mercanzia, e diminuita di assai quella del Levante.
Alvise Contarini scriveva da Londra, che la navigazione
pel Golfo di Venezia era stimata scabrosissima, e che
si sfuggiva la via di Venezia pei dazi e pegl’ impedi-
menti, che s’incontravano in tutte le terre che si dove-
vano attraversare. Perduto il commercio delle Indie, e
ampliato da altri Stati con molta alacritä, a proprio
beneficio e a danno di Venezia, che cosa ci rimaneva?
A quali rami di prosperitä potevamo appigliarci ? Come
(1) Gollegio n. 17 Arsenale. Relaz. dei savi agli ordini 1591-1676.
(2) Scrittura dei savi alla mercanzia 5. luglio 1610.